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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

“Vent’anni dopo non è solo mafia” Borsellino, ricordato l’ultimo discorso

A Casa Professa si è celebrato l'ultimo discorso pubblico del giudice assassinato dalla mafia. Presenti tra gli altri la sorella Rita, il sindaco Orlando e il pm Ingroia. Commosso Salvatore: "Il fratello vero era Falcone"

Vent’anni sono passati dall’ultimo discorso pubblico di Paolo Borsellino alla biblioteca comunale di Casa Professa. Nello stesso luogo ieri si è svolto l’evento “Vent’anni dopo non è solo mafia”. Il titolo cita i dubbi di Borsellino circa la partecipazione esclusiva della mafia all’omicidio del collega e amico Giovanni Falcone. Gli interventi dei relatori che si sono succeduti sul palco hanno voluto evidenziare appunto come Borsellino non facesse distinzione, a rigore del suo forte senso delle istituzioni, tra mafia e stato nel momento in cui esse cooperavano per fini comuni. Come poi le inchieste e le sentenze delle procure siciliane sono riuscite negli anni a provare nell’ambito dei fatti che riassumiamo sotto il nome di “trattativa stato-mafia”.

Il sindaco Orlando, intervenuto nella prima parte della serata, ha affermato che “non può toccare solo ai familiari delle vittime chiedere giustizia, è necessaria una concezione non astratta della legalità”. Rita Borsellino si sofferma sull’educazione dei ragazzi, “perché la responsabilità è dei giovani di oggi”, dice. E si rammarica per lo scarso operato dei “giovani di allora”. Viene proiettato il documentario a cura di Giancarlo Licata, direttore di Rai Mediterraneo, “1367- la tela strappata”, una raccolta di servizi della Radiotelevisione italiana dell’epoca. Lo scopo è quello di far “vivere a coloro che non c’erano il periodo di mobilitazione popolare, inedito, che seguì le stragi”, un’opera dunque destinata principalmente alle scuole.
 
Nelle seconda parte dell’evento il pubblico ha ascoltato i maggiori esponenti della magistratura antimafia dell’isola. Sul palco il presidente del Tribunale di Palermo Leonardo Guarnotta, i pm Giovanbattista Tona, Vittorio Teresi, Antonio Ingroia, Nino Di Matteo e il fratello Salvatore Borsellino. Il quadro che i relatori hanno delineato, a parte l’emozione che ognuno di loro ha espresso nel trovarsi in un “luogo sacro della lotta alla mafia”, è quantomeno inquietante. Tona parla dell’antimafia “a geometria variabile”. Vittorio Teresi afferma che “con la morte di Falcone e Borsellino è la democrazia ad aver perso, a noi il compito di recuperare. Ma la sconfitta della mafia lo Stato nemmeno la contempla, perché per quest’ultimo sarebbe come tagliarsi un braccio”. Ingroia-2-2

Antonio Ingroia è pessimista in relazione a “una certa allergia alla verità che ha permesso di scoprirne solo alcuni brandelli e le generazioni odierne sono orfane del proprio passato, perché non sanno cosa è successo”. Al suo intervento si affianca il procuratore Di Matteo, che vede dei “progressi della lotta alla mafia solo nella riduzione in campo militare”. Commosse le parole di Salvatore Borsellino, che si dice “fratello di Paolo solo anagraficamente, quello vero era Giovanni”. A concludere la serata l’importante testimonianza del filmato intero e inedito dell’ultimo discorso pubblico di Paolo Borsellino.
 

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