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Cronaca

Telefonini e droga all'Ucciardone: "Ci sono guardie corrotte, paghi e ti entra qualsiasi cosa"

I retroscena dell'inchiesta che stamattina ha portato a 5 arresti. L'agente della penitenziaria indagato per corruzione ha ammesso di aver mediato con i detenuti. In un'intercettazione è la compagna a raccontare che "doveva portare i cellulari dentro, gli hanno fatto gola i soldi... è un deficiente"

"Ci sono le guardie corrotte... Paghi la guardia e ti entra qualsiasi cosa", così spiega un detenuto alla moglie e con poche parole sintetizza perfettamente ciò che sarebbe accaduto all'Ucciardone, dove alcuni reclusi sono riusciti ad avere a disposizione dei telefonini. I cellulari - nascosti in panini e patate - sarebbero stati lanciati dall'esterno nel cortile del carcere, come ha documentato la polizia penitenziaria, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Andrea Fusco. Dalle intercettazioni emerge il presunto patto tra gli arrestati Fabrizio Tre Re, aiutato anche dalla moglie Teresa Altieri e da Rosario Di Fiore, con l'agente Giuseppe Scafidi per avere cellulari in cambio di 500 euro. Una circostanza che il pubblico ufficiale ha peraltro ammesso il 19 aprile, e sulla quale - grazie al racconto che ne fa la sua compagna - non sembrano esserci molti dubbi: "I soldi se li è presi, in pratica gli hanno chiesto un favore dall'esterno, gli hanno fatto gola quei soldi...", dice infatti la donna.

Il quaderno con gli appunti di Tre Re

Il 28 aprile scorso, Tre Re parla con la moglie ed è particolarmente nervoso: gli hanno infatti appena sequestrato un quaderno in cui ci sono scritti l'indirizzo dell'agente Scafidi, il codice 3007, che è quello del suo citofono e il numero di telefono di "Saro" (ovvero Rosario Di Fiore), un pregiudicato che abita a Pallavicino, non lontano da Scafidi. In quel momento, il detenuto si trova in isolamento proprio per la vicenda dei telefonini: "Non mi voglio far salire nella sezione - dice - per questo quaderno che hanno trovato... Solo a me hanno portato e si sono portati il quaderno, hai capito?". 

"Il piccolo vuole il telefonino..."

Nella stessa conversazione, la moglie di Tre Re dice ad un certo punto: "Il piccolo vuole il telefonino, glielo devo andare a comprare..." e lui replica: "E perché non glielo dai? Gli dai l'Alcatel? A casa ce l'hai? Ma come si fa? Boh... Ma scusa non glielo hai comparato al bambino?". La donna risponde che "gliel'ho pagato però non me l'ha dato quello del negozio". Per gli inquirenti il significato del dialogo è che "pur avendo Altieri già provveduto a far recapitare la tangente a Scafidi, questi non aveva ancora in quel momento fatto pervenire il telefono a Tre Re", come si legge nell'ordinanza del gip Piergiorgio Morosini.

"L'hanno sospeso dalla partita, gli hanno trovato le vitamine"

E' poi Di Fiore, il 2 maggio, a riferire a Tre Re che Scafidi è stato sospeso dal servizio per la storia dei telefoni. I due fingono di parlare di una partita di calcio per affrontare la vicenda. "Lo hanno sospeso dalla partita", dice Di Fiore riferendosi all'agente della penitenziaria "per aver dato un calcio involontario" e aggiunge che sarebbe "tornato al Maracanà (impianto di Pallavicino, ndr) il 28", cioè sarebbe tornato al lavoro in carcere. Specifica poi che "lo hanno bloccato prima di entrare nello spogliatoio" perché "gli hanno trovato le vitamine, il doping", nel senso - affermano gli inquirenti - che "i telefonini destinati a Tre Re sono stati rinvenuti dalla polizia penitenziaria prima che Scafidi glieli potesse consegnare". Dicono poi che quando Scafidi "sarebbe tornato 'a giocare', allora avrebbe pagato 'la bolletta'".

"Scafidi mi deve un mare di soldi"

Alla luce dell'intoppo, Di Fiore sarebbe intervenuto per garantire Tre Re: visto che Scafidi non avrebbe consegnato i telefoni, avrebbe dovuto restituire i 500 euro pattuiti per farli entrare in carcere. Così Di Fiore avrebbe preso in consegna lo scooter dell'agente: "Tanto - afferma - Scafidi mi deve dare 300 euro a me... No, mi dà il motore per adesso, che ci cammino per tutto il mese io" e poi precisa: "Ora ho preso il motore, quello della guardia carceraria, mi deve dare un mare di soldi".

Le ammissioni dell'agente

Sempre quel 19 aprile, Scafidi - già condannato in via definitiva per minacce e al quale erano stati appena trovati dei telefonini in un cassetto dell'Ucciardone - era stato sentito ed aveva ammesso i fatti: "Sono stato contattato da un mio conoscente, Rosario Di Fiore, detto 'Saro', abitante a Pallavicino, che mi ha detto che era venuto a conoscenza della mia disponibilità ad entrare dei telefoni cellulari e che ci saremmo dovuti recare nella piazza dell'Acquasanta per incontrare una terza persona per ricevere dei cellulari da far entrare".

I telefoni per un altro detenuto in cambio di 1.500 euro

Scafidi ha poi aggiunto che anche un altro detenuto, Francesco Caiolo, di Sant'Agata di Militello, gli avrebbe chiesto lo stesso favore: "Un altro detenuto mi ha chiesto l'ingresso di telefonini, è il detenuto Caiolo, sempre ristretto nella terza sezione... Fino ad oggi Caiolo mi ha chiesto nuovamente l'ingresso dei cellulari, comunque mi sono pervenute un paio di richieste, l'ultima, fatta eccezione per quella di oggi, risale a circa una settimana fa. In merito a Caiolo - spiega l'indagato - era stata pattuita la somma di 1.500 euro, pagamento che doveva essere effettuato mediante il versamento su una Postepay intestata alla madre della mia attuale compagna, i cui dati sono già in possesso di Caiolo". La Procura aveva chiesto l'arresto anche di Caiolo, ma il gip ha rigettato l'istanza perché le dichiarazioni di Scafidi su questo punto sono state compiute in assenza di un avvocato.

La compagna: "Gli hanno fatto gola quei soldi... è un deficiente!"

Quanto accaduto all'Ucciardone viene poi riferito dalla compagna dell'agente della polizia penitenziaria, che parla al telefono con sua madre: "I soldi se li è presi, in pratica gli hanno chiesto un favore dall'esterno... gli hanno fatto gola quei soldi... Ora per colpa di questa cazzata invece di rialzarci economicamente, ha buttato ancora più giù". E aggiunge: "Io avevo visto dei telefonini in casa, 'ma cosa mi stai combinando?', 'ma no, me li hanno dati per fare un favore ma io non entro niente al lavoro, perché non voglio perdere il lavoro', gli ho detto: 'Non ti permettere di fare una roba del genere perché te lo giuro ti ammazzo'". Spiega inoltre: "Vedevo che comunque non avevamo soldi e vedevo che aveva dei soldi in tasca, e io: 'Ma 'sti soldi di qua?'" e sui telefoni: "Prima li aveva in casa, poi dalla casa li ha spostati giù nel motore altrimenti venivano a fare la perquisizione a casa... E' un deficiente, il bello che ha anche il diploma di ragioneria!".

"Avevamo problemi, ma non ti puoi giocare il lavoro"

La donna parla poi della vicenda anche con un'amica: "Giuseppe ha fatto una cazzata con il lavoro... è andato fuori di testa perché giustamente avevamo dei problemi economici, ma questo non vuol dire che con questo tu ti devi giocare il lavoro, è a casa da un mese dal lavoro... Lui per 500 euro di merda, pensando di appianare le cose, doveva portare dentro dei telefonini dentro al carcere, però lui non l'ha fatto, non se l'è sentita, ha preso i soldi e basta... il detenuto ha cantato e l'hanno sospeso dal servizio". E si sfoga: "Gliel'ho detto: 'Ma allora io che ci sono venuta a fare? La bella statuina? Che nei momenti difficili fai le cose da solo, almeno se me l'avessi detto, cioè io ti avrei impedito di farlo, non ti avrei fatto giocare il lavoro!'", specificando: "Un ragazzo gli ha chiesto un favore, 'per favore ti pago se tu mi porti questo dentro', gli ha dato 500 euro per dei telefoni, io vedevo dei movimenti in casa, questi telefoni, poi era un periodo che non avevamo soldi e lui giostrava, tirava fuori soldi...".

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