Torna l'allarme tubercolosi a Cinisi: sequestrati due allevamenti
Alcuni bovini sono risultati positivi al test. Non è la prima volta che il fenomeno interessa il Comune alle porte di Palermo, ci furono altri casi nel 2011 e nel 2013. Gli esperti però rassicurano: "Negli ultimi anni il numero di capi infetti è diminuito"
Torna l'incubo tubercolosi a Cinisi. Nel comune alle porte di Palermo, a seguito di sopralluoghi effettuati dai veterinari dell’Azienda U.S. L. Dipartimento di Prevenzione-Area di Sanità in due allevamenti di bestiame, con sede in contrada Case Api e in contrada Graffagnino, alcuni bovini sono risultati positivi al test. Da qui la decisione del sindaco Giangiacomo Palazzolo di emettere le ordinanze di sequestro sanitario.
Non è la prima volta che questo accade. Già nel 2011 diversi capi di bestiame risultarono infetti e scattarono i sequestri. Nel 2013 il fenomeno si ripresentò.
"La tubercolosi bovina - spiega il Ministero della Salute - è una patologia con effetti socio-economici e di salute pubblica di notevole rilevanza, essendo una malattia trasmissibile anche all’uomo. L'agente causale della malattia è il Mycobacterium bovis, appartenente al complesso del Mycobacterium tubercolosis che include M. tubercolosis, M. bovis, M. africanum e M. microti. La malattia si diffonde nel bestiame attraverso inalazione di areosol da tosse o da starnuto di animali infetti o da particelle infette di polvere. La diffusione tuttavia potrebbe anche avvenire indirettamente da pascoli o acque contaminate. La fonte principale di contagio per l'uomo è rappresentata dal contatto con animali infetti e dall'ingestione di prodotti provenienti da animali infetti, in particolare prodotti derivati da latte non pastorizzato".
GLI ESPERTI RASSICURANO. "I capi di bestiame affetti da tbs - spiega il veterinario Salvo Vitale - vengono macellati proprio per evitare che contagino altri animali o esseri umani". "Purtroppo nel territorio di Cinisi la tbc è ancora forte e presente però - continua Vitale - negli ultimi anni grazie al servizio sanitario locale è stato notevolmente diminuito il numero di capi infetti". "Le stalle si dividono in indenni, dove i capi sono negativi ai controlli, ed infette dove si è riscontrata la presenza della malattia. In queste ultime tornano ad essere indenni solo se dopo dopo diversi anni di controlli non vengono diagnosticati nuovi casi", conclude il veterinario.