rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Rubavano assegni e poi li rivendevano, nella banda 2 donne: "Montagne di soldi facili"

I retroscena dell'operazione dei carabinieri "Postal Market" che ha portato a sette ordinanze cautelari per "associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di assegni, alla truffa ed al falso". Ricostruita la gerarchia del gruppo

Mettevano in circolazione assegni bancari o postali postdatati e privi di copertura economica, ma che introdotti nel circuito commerciale fungevano da denaro “pronta consegna”. E' uno dei retroscena emersi nell'operazione Postal Market, che ha portato a 7 arresti per "associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di assegni, alla truffa ed al falso". I carabineri hanno ricostruito la gerarchia della banda. I capi erano due: Giuseppe D'Accardi, palermitano di 57 anni, rappresentante di prodotti per bar, e Giuseppe Meli (64 anni). Tutto ruotava attorno a loro. Ognuno aveva un ruolo specifico, studiato nei minimi particolari.

I carabinieri raccontano i segreti della banda: "Immettevano assegni per importi anche modesti in modo da non destare troppi sospetti e soprattutto che potessero essere sostituiti da altri assegni 'ballerini' senza difficoltà. Gli importi andavano da un minimo di 200 euro a un massimo di 4 mila euro circa". La struttura criminale aveva si avvaleva di diversi complici che in alcuni casi aprivano dei conti correnti di comodo con il solo scopo di ottenere dei carnet di assegni che successivamente venivano consegnati ai componenti dell’organizzazione criminale. I malviventi - dopo averli controllati tramite siti on-line (tipo Cai-Pass) vendevano questi assegni, posdatandoli, al prezzo di circa 200 euro ciascuno, consentendo così agli acquirenti di far circolare denaro virtuale senza una reale copertura finanziaria. Un metodo che è risultato largamente praticato sul tessuto commerciale cittadino.

La "banda degli assegni", 7 arresti

"Il meccanismo utilizzato dal gruppo - spiegano i carabinieri - riguardava però anche la vendita di assegni rubati o smarriti che, sebbene inesigibili in quanto bloccati dagli aventi diritto a seguito delle denunce sporte in conseguenza del furto o dello smarrimento subito, venivano rivenduti ad un prezzo di gran lunga inferiore a quello degli assegni ballerini, di norma non più di 50 euro ciascuno. Per quanto riguarda i titoli aperti o ballerini, una volta venduti e quindi immessi nel circuito commerciale, spesso venivano utilizzati per la commissione di truffe, in alcune circostanze organizzate nei dettagli anche dallo stesso D’Accardi".

Diversamente, gli assegni cosiddetti “chiusi” una volta negoziati a fronte di vari pagamenti, dopo essere stati incassati dalle ignare vittime, venivano bloccati perché provento di smarrimento o furto e quindi oggetto di indagini. In questi casi, così come accertato nel corso delle indagini, D’Accardi si premurava di individuare dei complici che, per poche decine di euro, "si autodenunciavano dichiarandosi autori dell’illecita negoziazione del titolo", così da tutelare chi in realtà aveva materialmente immesso sul mercato il titolo sia l’intera organizzazione. Ad uno di questi, Antonino Scaglia, pluripregiudicato di Borgo Nuovo di 51 anni, il provvedimento restrittivo è stato notificato direttamente al “Pagliarelli”, dove risulta già recluso per reati di questo tipo.

E' stata notificata la misura cautelare dei domiciliari (con applicazione del braccialetto elettronico) anche a Vincenzo Infantino, pluripregiudicato di 42 anni di Altofonte. Gli altri tre indagati - Riccardo Serio, 54enne di Palermo, Marina Currò, 39 anni, commerciante di Villagrazia di Carini, e Angela Biondo, 61 anni, di Palermo - sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: "sono accusati - dicono i carabinieri - della ricettazione di numerosissimi assegni di provenienza furtiva".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Rubavano assegni e poi li rivendevano, nella banda 2 donne: "Montagne di soldi facili"

PalermoToday è in caricamento