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Giovedì, 8 Giugno 2023
Cronaca

La maxitruffa dei distributori di benzina taroccati, in appello la prescrizione cancella 15 condanne

L'imbroglio scoperto nel lontano 2008 e, per la Procura, ad orchestrarlo sarebbero stati sia gestori degli impianti sia gli incaricati della manutenzione da parte delle compagnie petrolifere che non avrebbero controllato. Manomessa anche la pompa di benzina dell'ex Amia. I giudici hanno pure assolto due imputati e ridotto le pene ad altri 6

Per quattro anni, secondo la Procura, una dozzina di distributori di benzina in vari punti della città avrebbero erogato almeno il 10 per cento in meno di carburante rispetto a quello realmente pagato dai clienti. E sarebbe stato taroccato, grazie a particolari congegni elettronici, anche le colonnine che si trovavano nel deposito dell'Amia, poi fallita e sostituita dalla Rap. Una maxitruffa in cui sarebbero stati coinvolti gestori degli impianti, dipendenti delle società incaricate della manutenzione dalle compagnie petrolifere, che non avrebbero controllato a dovere, ma anche tre dipendenti dell'ex municipalizzata. Fatti che vennero scoperti, però, nel 2008. E così, dopo le 25 condanne (lievi) inflitte a giugno del 2018 dal tribunale, in appello adesso sono arrivate 2 assoluzioni e, soprattutto, per 15 imputati è scattata la prescrizione, mentre ad altri 6 è stata ridotta la pena (sempre per via della prescrizione di alcuni reati).

La sentenza è stata emessa dalla quarta sezione della Corte d'Appello, presieduta da Vittorio Anania, che ha del tutto scagionato dalle accuse Giuseppe Gambino (classe 1974 e difeso dall'avvocato Maurizio Savarese: aveva avuto un anno in primo grado). Per Salvatore Polizzi, già condannato a 2 anni, è arrivata l'assoluzione, ma anche la prescrizione per altre contestazioni.

Le accuse per gli imputati erano a vario titolo di associazione a delinquere, truffa, falso e riciclaggio e diverse compagnie petrolifere si erano costituite parte civile (Q8 Italia, Eni e Erg Oil Sicilia srl), così come l'Amia. Il presunto capo della banda sarebbe stato Nicolò Bargione, che si sarebbe occupato di installare i dispositivi elettronici per alterare gli impianti: la sua condanna, per via della prescrizione, è passata da 5 anni e 10 mesi a 3 anni. Pene ridotte (e sospese) a un anno ciascuno e per lo stesso motivo per Giovanni Caccamo, socio di una ditta di manutenzione incaricata dall'Eni (aveva avuto 3 anni), Ottorino Di Carlo (ne aveva avuti 2), Angelo Di Maggio (un anno e 7 mesi), Marco Anzelmo (un anno e 3 mesi), Ivan Montagna (2 anni e 9 mesi) e Rosario Montagna (2 anni e 5 mesi), entrambi dipendenti di una ditta di manutenzione incaricata dalla Q8.

La prescrizione ha invece spazzato via completamente le condanne per un funzionario dell'Amia, Simone Marcianò (aveva avuto 2 anni e un mese), e due impiegati dell'ex municipalizzata, Diego Guardì e Francesco Catalfamo (avevano avuto entrambi un anno e 5 mesi in primo grado), per il manutentore dell'Ip, Giuseppe Gambino (classe 1966, aveva avuto 3 anni e mezzo), Carmelo Genovese (1 anno e 9 mesi), Brigida D'Aquila (un anno e 5 mesi), Giuseppe Randazzo (classe 1987, un anno e 5 mesi), Mario Bompasso (un anno), Antonino Algozzino (un anno), Luigi Bompasso (un anno), Giuseppe D'Angelo (un anno), Giovanbattista Di Stefano (un anno), Vincenzo Di Stefano (un anno e un mese), Pasquale Impellizzeri (un anno e 5 mesi) e Emilio La Monica (un anno).
 

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