"Non gonfiarono i costi sul rimpatrio dei migranti per incassare i soldi": assolti 4 poliziotti
Scagionati anche i titolari di due agenzie di viaggio. Secondo la Procura i biglietti per accompagnare gli stranieri sarebbero stati acquistati a prezzi più bassi rispetto a quelli poi rendicontati, ma per il giudice l'accusa non ha trovato riscontro
I biglietti per il rimpatrio dei migranti sarebbero stati acquistati a prezzi scontati, ma i rimborsi sarebbero stati calcolati su cifre ben più alte. E' questa la presunta truffa ai danni dello Stato che sarebbe stata ordita da 4 poliziotti dell'ufficio Immigrazione e i titolari di due agenzie di viaggio compiacenti. Ora però il giudice Ivana Vassallo, della quinta sezione del tribunale monocratico, ha deciso di assolverli tutti ritenendo insussistenti le accuse.
Gli imputati erano finiti a giudizio in seguito all'imputazione coatta disposta dal gup Claudia Rosini, che contestualmente, nel marzo 2018, aveva invece archiviato la posizione di altre 9 persone. La Procura, rappresentata dal sostituto Federica Paiola, aveva chiesto nella sua requisitoria l'assoluzione per tutti.
Nello specifico sono stati scagionati Dario Landolina, gestore della "Landolina Viaggi", e Marco Oristano, della "Ciupi Travel" di Bagheria, Antonino Muratore, Giovan Battista Russo, Maurizio Oliveri, Vittorio Santo Federico, tutti assisenti di polizia. Gli imputati sono difesi dagli avvocati avvocati Enrico Sanseverino, Walter Cutrono, Filippo Gallina, Giuseppe Caruso e Alessandra Nocera.
I fatti al centro del processo sono vecchissimi e in alcuni casi risalgono al 2010-2011, sono dunque prescritti da tempo. L'inchiesta era partita dagli stessi dirigenti dell'ufficio della questura, che avrebbero individuato alcune irregolarità. Poi mai dimostrate durante il dibattimento. Il giro d'affari sarebbe stato molto vasto, tanto che in un'intercettazione si sarebbe parlato di guadagni intorno ai 40 mila euro. Un dato che, tuttavia, non è mai stato accertato.
Secondo l'iniziale ricostruzione dell'accusa, i poliziotti avrebbero acquistato i biglietti "open", visto che i rimpatri potevano saltare o slittare improvvisamente, facendosi anticipare il costo dalle stesse agenzie. Ognuno avrebbe poi incassato qualcosa al momento dei rimborsi. Il gip aveva parlato di "disinvolta gestione dei costi sostenuti dallo Stato per i rimpatri". Una tesi che tuttavia non ha trovato riscontro durante il processo. Da qui le assoluzioni.