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Cronaca

I "cenciaioli" e la maxi truffa: rame riciclato e false fatture, due arresti e 146 indagati

Operazione messa a segno dalla guardia di finanza, scoperto traffico illecito di rottami di ferro: sono quindici i provvedimenti notificati ai titolari di alcune società specializzate nella raccolta e nello smaltimento dei rifiuti

Quindici misure cautelari, con due arresti e 13 persone raggiunte da misure interdittive, 146 indagati. Sono i numeri della maxi operazione messa a segno questa mattina dalla Finanza (sotto la direzione della Procura della Repubblica di Palermo) che ha fatto emergere un imponente traffico illecito di rifiuti e reati tributari. Tra le altre accuse anche: "emissione di fatture false e occultamento di documentazione contabile, nel settore dello smaltimento di rottami metallici". Un business da tre milioni di euro. A capo del maxi traffico di rifiuti c'erano due fratelli palermitani, entrambi imprenditori. Ad aiutarli anche un commercialista che dava consigli su come dribblare il fisco.

Le intercettazioni: "Non si deve vedere il bonifico" | Video

Gli accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle, attraverso l’approfondimento di segnalazioni per operazioni sospette e l’ausilio di verifiche fiscali condotte parallelamente ad intercettazioni telefoniche, hanno permesso di scoprire un complesso meccanismo finalizzato alla gestione di rifiuti metallici in modo illegale, mediante l’utilizzo di false fatturazioni. L’illecito traffico, intercettato già dal sistema antiriciclaggio - nel cui ambito sono state prodotte oltre 45 segnalazioni per operazioni sospette - ha poi determinato l’avvio di più incisive investigazioni di natura penale. "In particolare - dicono dalla guardia di finanza - le indagini hanno fatto emergere un articolato sistema criminale, attraverso il quale piccoli imprenditori titolari di ditte individuali – evasori totali e privi di autorizzazione ambientale - hanno movimentato, nel periodo dal 2014 al 2017, solo cartolarmente merce per 3,5 milioni di euro, in realtà non corrispondente a effettivi conferimenti di materiale".

La principale funzione di queste ditte, infatti, è stata quella di creare fatture false da consegnare a sei società specializzate nella raccolta e trattamento dei rifiuti, con sede a Palermo, Carini e Capaci, che a loro volta avevano la necessità di fornire giustificazione documentale al materiale acquistato di fatto a prezzi più convenienti da canali non ufficiali, e che una volta lavorato sarebbe stato rivenduto a prezzo di mercato.

"Il meccanismo fraudolento - spiegano dalla guardia di finanza - veniva messo in atto attraverso questi passaggi: i piccoli imprenditori appartenenti al “primo livello” della filiera, i cosiddetti “cenciaioli”, recuperavano i rifiuti metallici come rame, ferro, ottone e alluminio, provvedendo al successivo conferimento presso le “piattaforme di raccolta”. A fronte dei conferimenti venivano emesse fatture – i cui importi non venivano dichiarati al fisco – per quantitativi di materiale ferroso di gran lunga superiori, tuttavia, a quelli effettivamente ceduti dai “cenciaioli”. Tutto questo per consentire alle società che conferivano i rifiuti metallici di avere una giustificazione cartolare a importanti disponibilità di merce in realtà provenienti da un parallelo circuito illecito".

Il pagamento delle fatture avveniva attraverso bonifici o assegni bancari nei confronti dei cenciaioli, i quali poi prelevavano in contanti le somme ricevute che provvedevano a restituire alle “piattaforme di raccolta”, trattenendo solo una minima parte a titolo di compenso. 

 

    

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