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Cronaca

Mega truffa all'Inps: ex funzionario dovrà restituire 2 milioni di euro

Nasce tutto da un caso di omonimia per cui una dipendente Inpdad in attività ricevette un certificato pensionistico. Dalle indagine è venuto fuori che l'uomo, con un clic, avrebbe "regalato" la pensione a chi non ne aveva ancora diritto

Una truffa all'Inps milionaria scoperta dopo l'invio di un certificato di pensione ad una donna per un caso di omonimia. E' la storia dell'ex funzionario Simone Saputo (61 anni), condannato dalla Corte dei conti a risarcire quasi due milioni di euro all'Istituto nazionale di previdenza sociale dopo aver raggirato il sistema informatico per fare arrivare nelle tasche di alcuni conniventi delle pensioni che non spettavano. E se i giudici contabili sono arrivati ad una sentenza dopo due anni, bisognerà attendere ancora per l'esito del processo penale.

L'ex funzionario, arrestato nel marzo 2012, è accusato di truffa aggravata, frode informatica e falso in atti pubblici. Il sistema ideato permetteva con qualche clic di far incassare la pensione del marito deceduto a "vedove" che di fatto si potevano ancora godere la compagnia del marito. Era possibile anche organizzare matrimoni fasulli, modificare dati anagrafici e retrodatare l'inizio dell'attività lavorativa di una persona, così da "caricare" mesi o anni di contributi pensionistici. Secondo la Corte dei conti, il danno provocato alle casse dell'Inps sarebbe di 1 milione e 816 mila euro, per i fatti collocabili nel periodo compreso fra il 2006 ed il 2011.

L'istituto previdenziale è riuscito ad oggi a recuperare circa 100 mila euro, sequestrando parte del Tfr, della pensione maturata e con la vendita di un immobile a Cinisi, di proprietà dell'uomo che fu arrestato e licenziato senza preavviso. La truffa fu scoperta quando un'impiegata dell'Inpdap ricevette un certificato di pensione, pur avendo ancora anni di lavoro di fronte a sé. Si trattò di un caso di omonimia che fece storcere il naso agli inquirenti. E così cominciarono gli accertamenti. L'uomo si sarebbe giustificato spiegando che qualcuno si sarebbe impossessato delle sue credenziali per accedere al sistema informatico.

Ma questa storia non ha convinto i giudici, che gli avrebbero comunque contestato il fatto di avere omesso ogni tipo di controllo per oltre cinque anni. Secondo l'accusa, in quei cinque anni, Saputo avrebbe incassato assegni per quasi due milioni, grazie anche al contributo fornito da quattro complici. Dal punto di vista economico, sulla truffa dell'ex funzionario è stata messa la parola fine, mentre da quello penale sonno ancora in corso accertamenti, dato che il tribunale non esclude la possibilità che saltino fuori nuove irregolarità.

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