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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

"Atti d'indagine mai depositati", annullato il sequestro di 321 mila euro al deputato Riccardo Savona

Le somme erano state bloccate nell'inchiesta sulla presunta truffa legata a corsi di formazione fantasma. Il processo è stato però azzerato quando a luglio si è scoperto che non erano mai stati trasmessi 13 interrogatori ed oltre 9 mila pagine di carteggi, documenti favorevoli anche alla difesa. Per lo stesso motivo ora sono stati restituiti i beni

L'avviso di conclusione delle indagini era stato dichiarato nullo a luglio, perché nell'ambito dell'inchiesta per una presunta truffa legata ad altrettanti presunti corsi di formazione fantasma a carico del deputato regionale Riccardo Savona (ma anche della moglie, della figlie e di altre due persone), la guardia di finanza non avrebbe mai trasmesso alla Procura ben 13 interrogatori e oltre 9 mila pagine di carteggi tra Regione ed enti di formazione. Atti dunque del tutto sconosciuti anche alla difesa del politico che, come aveva stabilito il giudice, non era stato messo in condizioni di potersi difendere adeguatamente. Adesso, a cascata, è stata sancita da un altro gip anche l'illegittimità del sequestro d'urgenza di beni che era stato disposto a marzo del 2019: tornano così a Savona 321.555 euro.

Ad accogliere la richiesta di restituzione dei beni avanzata dagli avvocati Salvatore Traina, Manuela Gargano e Giada Traina, che assistono il politico, è stato il gip Donata Di Sarno. In origine, oltre ai soldi, erano stati apposti i sigilli anche a due immobili del deputato dell'Ars, uno in via Principe di Villafranca e un altro a Castelbuono, ma erano già tornati a Savona dopo un annullamento parziale del provvedimento da parte del Riesame, poi confermato dalla Cassazione.

Il gip ripercorre nella sua ordinanza le fasi decisamente particolari che hanno portato a dichiarare nullo l'avviso di conclusione e a far quindi regredire il processo alla fase delle indagini preliminari: "La nullità della richiesta di rinvio a giudizio poggia sull'omesso deposito di atti d'indagine già a disposizione della guardia di finanza - emerso nel corso dell'udienza preliminare - suscettibile di violare i diritti difensivi degli imputati - e alcuni dei quali sarebbero addirittura in contrasto con la prospettazione accusatoria", dice infatti il giudice.

E aggiunge: "E' stato dimostrato, grazie alla solerzia della difesa di Savona e alla successiva formale richiesta del pm, che la guardia di finanza ha selezionato il materiale investigativo e ha messo a disposizione della pubblica accusa solo una parte degli atti d'indagine già compiuti, così arbitrariamente impedendo la totale e completa discovery degli atti funzionale a garantire all'indagato, in vista dell'udienza preliminare, la predisposizione di una difesa adeguata".

Sulla scorta di questi elementi, il giudice conclude: "Non vi è dubbio allora che il sequestro disposto dal gip sia basato su un quadro indiziario arbitrariamente alterato dalla indebita selezione degli atti d'indagine messi a disposizione delle parti coinvolte, il cui fisiologico contraddittorio è risultato inevitabilmente compromesso. Ciò è tanto più grave laddove si consideri che non è stata depositata una significativa mole di atti d'indagine anche favorevoli alla posizione degli indagati e, in particolare, proprio quella documentazione acquisita nei vari enti della Regione siciliana sulla quale il vincolo è fondato. Non vi sono dubbi sulla illegittimità del sequestro che residua all'esito del giudicato cautelare: il vincolo reale, infatti, poggia su un'ipotesi d'accusa inevitabilemente minata, nella sua forza dimostrativa, dalla mancata ostensione di migliaia di documenti e atti d'indagine, anche favorevoli all'indagato. Per questo motivo, il sequestro va revocato".

Inoltre, rimarca ancora il gip, "a prescindere dalla palese violazione del diritto di difesa, va anche detto, come correttamente osservato dalla difesa, che il reato di cui al capo 1 è ormai prescritto" e quindi "il sequestro è illegittimo" anche per questo motivo. Da qui la restituzione delle somme a Savona.

L'inchiesta sul così detto "Sistema Savona" ha avuto enormi ripercussioni in ambito politico, tanto che, a febbraio scorso, con l'avvio dell'udienza preliminare, Claudio Fava, presidente della commissione Antimafia, aveva per esempio contestato la scelta della Regione che non si era costituita parte civile

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