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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Importavano Porsche e Jaguar dalla Germania: scoperta frode milionaria all'Iva

Perquisizioni in concessionarie e in alcune agenzie di pratiche auto a Palermo. L'operazione è stata messa a segno dalla Polstrada di Treviso: al vertice della banda un veneziano di 56 anni, noto nel mondo del commercio di veicoli, e una donna 43enne di nazionalità rumena

Avrebbero acquistato auto di lusso dalla Germania senza pagare l'Iva con la stretta partecipazione di un'agenzia pratiche auto palermitana. Le auto venivano così immatricolate in Italia mediante false fatture e false autocertificazioni presentate anche presso la Motorizzazione Civile di Palermo a nome e per conto degli acquirenti finali.

Gli investigatori della squadra di polizia giudiziaria della Polstrada di Treviso hanno eseguito provvedimenti di perquisizione e sequestro presso abitazioni private, studi di pratiche auto ed autorivendite, tutti riconducibili ad un gruppo criminale individuato e capeggiato da C.M., un veneziano di 56 anni, residente nel trevigiano, noto nel mondo del commercio di veicoli, e da una donna 43enne di nazionalità rumena, C.E., ormai da anni residente nel nostro Paese e anch'ella operante nello stesso settore commerciale.

Le indagini hanno permesso di scoprire che il veneziano e la rumena, attraverso due autorivendite della provincia di Treviso ed una fitta rete di collaboratori (12 le persone in tutto indagate), avrebbero acquistato in Germania presso concessionarie circa 60 autovetture di lusso (tra cui marchi come Porsche, Maserati, Jaguar, Mercedes, Bmw, Audi, Alfa Romeo, ecc..) per un valore economico complessivo stimato in circa due milioni di euro.

Una volta acquistate le autovetture, tramite una rete di collaboratori, tra cui la stretta partecipazione di un'agenzia pratiche auto di Treviso e una di Palermo, queste venivano immatricolate in Italia con false fatture e false autocertificazioni presentate presso le Motorizzazioni Civili di Palermo, Treviso, Catanzaro e Roma a nome e per conto degli acquirenti finali, i quali risultavano aver acquistato in prima persona, in qualità di acquirenti privati, i veicoli omettendo il passaggio dalle autorivendite italiane importatrici reali. Questo sistema avrebbe consentito al gruppo individuato di non assolvere il dovuto versamento dell'Iva sulle transazioni, ricaricandole successivamente, traendone un ulteriore ingiusto profitto, sulle fatture di vendita che venivano consegnate in mano agli acquirenti finali.

L'indagine della polizia stradale si inserisce nel più ampio e largamente diffuso fenomeno delle classica "frode carosello", ovvero quei meccanismi fraudolenti il cui scopo è aggirare la normativa in materia di Iva, in modo tale da permettere ai truffatori di proporre sul mercato nazionale prodotti, nel caso specifico veicoli, a prezzi particolarmente concorrenziali, grazie alla fraudolenta eliminazione della componente aggiuntiva dell'Imposta, di fatto non assolta, mediante la produzione di falsa fatturazione e false attestazioni a pubblico ufficiale.

"Questa tipologia di reato - si legge in una nota - appare facilmente attuabile in una provincia, come quella di Treviso, in cui vengono importate e nazionalizzate oltre 6mila autovetture l'anno. Infatti, nel corso degli ultimi anni, la provincia di Treviso ha visto, nel "mondo" del commercio di veicoli, una sempre più crescente tendenza a rivolgersi al mercato estero per l'approvvigionamento di autovetture principalmente di alta gamma per la convenienza di tale operazione. I motivi di ciò sono da ricercare nel prezzo di acquisto spesso inferiore a quello italiano a parità di allestimenti, un regime fiscale spesso molto più conveniente per le vetture aziendali, costi di manutenzione che, dopo i primi anni, all'estero, salgono molto più che in Italia, con il risultato che è più conveniente rivendere il veicolo dopo breve tempo e prima che lo stesso si svaluti troppo. Di fatto il commerciante italiano che fa derivare i suoi profitti dalla compravendita di veicoli provenienti da altri Paesi europei, tende a crearsi una rete capillare di broker oltre confine al fine di accaparrarsi i veicoli migliori al più basso costo per poi rivenderli in Italia. Nella maggior parte dei casi i veicoli esteri venivano acquistati in stock oppure da un unico fornitore di fiducia che procura al commerciante italiano richiedente il veicolo conforme alle esigenze del richiedente finale al più basso costo ottenendo così un maggior margine di guadagno rispetto al mercato interno".

Il commerciante, una volta acquistato il veicolo immatricolato all'estero, in occasione della sua nazionalizzazione, ovvero alla reimmatricolazione nel territorio italiano, deve però procedere al versamento dell'Iva dovuta come previsto in materia di operazioni intracomunitarie. "La squadra di polizia giudiziaria della polizia stradale di Treviso - conclude la nota - svilupperà, sulla scorta delle perquisizioni e sequestri effettuati, ulteriori e più approfonditi accertamenti che porteranno senza dubbio ad apliare l'attività già intrapresa con nuovi riscontri e la probabile implicazione di altri soggetti".
 

Fonte: TrevisoToday

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