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Cronaca

Trattativa Stato-mafia, Masi in aula: “Ostacolato nella caccia ai boss”

Prosegue il processo che, dopo l'audizione di Masi, Mori e De Donno, vedrà arrivare di fronte ai magistrati Antonello Angeli e Saverio Lodato. "Nel 2004 ho visto Messina Denaro a Bagheria", ha dichiarato il caposcorta di Di Matteo

Dopo la deposizione di Saverio Masi, oggi toccherà al colonnello Antonello Angeli. Riprende alle 9.30 il processo sulla trattativa Stato-mafia, durante il quale ieri il caposcorta del pm Nino Di Matteo ha raccontato ai magistrati di essere stato ostacolato nella ricerca dei latitanti Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro. Durante la disposizione Masi ha raccontato di aver visto, nel 2004, il boss conosciuto col soprannome “U’ siccu” a Bagheria, ma di essere stato costretto ad allontanarsi poiché non armato e in compagnia della moglie incinta. Dopo aver recuperato un’arma, però, Messina Denaro si sarebbe nuovamente nascosto e di lui non sarebbe stata trovata più traccia.

Masi ha spiegato anche che le sue iniziative investigative non vennero supportate dalla “scala gerarchica”, soprattutto nel periodo degli appostamenti nelle campagne di Mezzojuso dove pensava ci fosse Provenzano. Gli sarebbe stata negata anche la possibilità di piazzare una telecamera che tenesse sotto controllo costante un casolare. Sempre durante la giornate di ieri sono stati ascoltati il generale Mario Mori e il colonnello Giuseppe De Donno, che ieri hanno voluto rilasciare alcune dichiarazioni spontanee per chiarire i punti di contatto con l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, rispedendo al mittente le accuse del teste chiave, quello del figlio Massimo Ciancimino. Secondo Mori l’ex primo cittadino avrebbe svolto il ruolo di "agente sotto copertura per dare un contributo alle indagini sul sistema illegale degli appalti".

Da qui si spiegherebbero gli sporadici colloqui fatti con lui e gestiti dall’ex procuratore Gian Carlo Caselli e dall’ex pm Antonio Ingroia. Lo scopo, stand alle dichiarazioni di Mori, era esclusivamente quello di catturare i boss latitanti. Nel corso della deposizione, inoltre, Mori ha attaccato Massimo Ciancimino per le sue dichiarazioni "a singhiozzo", piene di riferimenti fantasiosi e per alcune prove infondate. Secondo il generale, Ciancimino jr non avrebbe partecipato agli incontri tra il padre e i Ros, così come - ha dichiarato - non sarebbe mai esistito il papello, ovvero la richiesta di benefici da concedere a Cosa nostra nell’ambito della trattativa. Il colonnello De Donno si è concentrato invece sui rapporti dei Ros con la Procura, dichiarando di aver lavorato con la massima lealtà investigativa e rimarcando di aver mantenuto un unico canale informativo con la magistratura.

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