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Cronaca Zisa

"Marito geloso sfondò con l'auto il portone del rivale", prima lo denuncia e poi ritratta: condannato

L'uomo, convinto che la moglie lo tradisse con l'amico, sarebbe piombato in casa sua alla Zisa minacciando anche di ucciderlo. Durante il processo la presunta vittima e la moglie si sarebbero rimangiati le accuse facendolo assolvere. Adesso però alla coppia sono stati inflitti 10 mesi per falsa testimonianza

Sarebbe stato convinto che la moglie lo tradisse con un suo amico e avrebbe perso la testa: si sarebbe messo in macchina, avrebbe sfondato il portone dell'abitazione dell'uomo e l'avrebbe cercato e rincorso, urlandogli che l'avrebbe ucciso. La moglie della presunta vittima aveva chiamato la polizia per salvargli la pelle. La storia di amicizie tradite e corna era così finita in tribunale, ma la coppia che sarebbe stata aggredita, si sarebbe rimangiata ogni accusa, negando di aver sentito nulla: l'amico geloso era stato così assolto, ma per loro adesso è arrivata una condanna a 10 mesi e 20 giorni per falsa testimonianza.

La sentenza è stata emessa, al termine del processo che si è svolto con il rito abbreviato, dal gup Nicola Aiello, che ha accolto le richieste della Procura per F. C. e G. D. M.

La vicenda risale a tanti anni fa. Le due coppie si frequentavano ed erano legate da un sentimento di amicizia. Ad un certo punto però G. M. avrebbe iniziato ad insospettirsi e ipotizzando che sua moglie potesse avere una relazione con l'amico, F. C. Il 13 giugno del 2012, G. M. preso dalla rabbia, con la sua auto si sarebbe diretto verso la Zisa, dove l'uomo viveva con sua moglie, G. D. M., e avrebbe fatto irruzione nel palazzo, sfondando il portone con l'auto e poi avviando la "caccia" per trovare il presunto rivale in amore, minacciando di ucciderlo.

In seguito alla chiamata della donna a riportare l'ordine erano stati gli agenti del commissariato Zisa, ai quali la coppia avrebbe riferito tutta la storia. Per G. M. era così scattata prima una denuncia per violazione di domicilio e poi anche un processo. 
Prova regina in questo dibattimento davanti al giudice monocratico era naturalmente la testimonianza della coppia che sarebbe stata aggredita. Convocati in tribunale, però, i due si sarebbero rimangiati le accuse, negando persino di aver sentito un'auto quella sera. Il giudice, in assenza di elementi, aveva assolto G. M., ma aveva pure disposto che si vagliasse la veridicità della testimonianza resa dagli amici in aula.

Il gup adesso ha stabilito che F. G. e G. D. M. durante quel processo avrebbero mentito e li ha dunque condannati per falsa testimonianza.

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