Totò Cascio è cieco: "Mi manca il non poter guardare le belle donne, ho fatto in tempo a vedere i gol di Totti"
L'attore protagonista di Nuovo Cinema Paradiso convive da anni con la retinite pigmentosa. Oggi racconta la sua malattia: ''Dopo quel film mi sono nascosto"
In Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore Totò Cascio interpetava il bambino protagonista: "Se dovessi perdere la vista, tu sarai i miei occhi" diceva a un certo punto il personaggio di Alfredo interpretato da Philippe Noiret al piccolo Salvatore che all'epoca aveva 9 anni. Oggi l'attore siciliano è un uomo, e a distanza di 32 anni dal premio Oscar che consacrò la pellicola tra i capolavori del cinema italiano, ricorda quella battuta come un'ossessione. Perché a Totò Cascio è stata diagnosticata la retinite pigmentosa, una rara forma di cecità ereditaria che colpisce circa una persona su tremila, malattia che ha cambiato completamente la sua vita.
"Sono quasi del tutto privo della vista e non ne potevo più di nascondermi" ha raccontato Cascio al Corriere della Sera: "Riesco a vedere le luci. Percepisco se in una stanza ci sono le finestre aperte, ma oggi sono abbastanza autonomo. Dopo anni di lavoro su me stesso ho imparato che il vittimismo serve a poco".
Totò Cascio, la malattia diagnosticata a 11 anni
Toto Cascio aveva appena undici anni quando arrivò la diagnosi della retinite pigmentosa, a ridosso delle offerte di lavoro che arrivavano numerose dopo il successo di Nuovo Cinema Paradiso. Dagli Oscar all’incontro con Sylvester Stallone, dalle battute con Celentano ai palleggi con Baggio e Vialli passando per i viaggi negli Stati Uniti e in Giappone e agli incontri con Gregory Peck ed Ennio Morricone, la vita del piccolo Totò era piena di avvenimenti importanti che, a un certo punto, subirono una battuta d'arresto. "Poi qualcuno intorno a me cominciò ad accorgersi che qualcosa nei miei occhi non funzionava. Anzi, fu Blasco Giurato, direttore della fotografia di Tornatore, a suggerire a mio padre di approfondire la cosa. La diagnosi, formulata in un importante centro di cura in Svizzera, non lasciava scampo: retinite pigmentosa, una grave malattia agli occhi che porta alla perdita progressiva della vista".
All'inizio non fu semplice e la reazione immediata fu quella di ignorare il problema "nascondendomi, cosa che ho fatto fino a quando non mi sono deciso a chiedere aiuto e a curarmi" ha confidato: "Andavo a fare i provini e ovviamente ci si accorgeva che qualcosa non andava. Ma io immaginavo la cecità come il buio perfetto e fino a quando ho visto un poco di luce mi sono rifiutato di accettarla. E' stato questo il mio errore: nascondermi. Se invece avessi chiesto subito aiuto non avrei vissuto fino a quasi 40 anni nell’isolamento più totale".
Oggi Cascio ha maturato una grande diffidenza: "Se diventi molto famoso a soli otto anni in un paesino della Sicilia (tra Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano, ndr) devi aspettarti l’invidia. La cattiveria sotto forma di battute, piccole malignità anche per la mia famiglia. E poi non pensi che la malattia stessa sia immune da sarcasmo" ha proseguito: "Sia io che mio fratello, che peraltro soffre della mia stessa patologia, siamo stati bersagli facili. Tutto questo mi ha portato a chiudermi. Una volta, quando ormai erano passati anni dal film, feci una passeggiata con Tornatore. Lui mi chiese: “Che cosa c’è che non va?”. Non gli dissi nulla. Non dissi nulla nemmeno ai registi che mi cercavano...".
Dopo un grande lavoro su se stesso grazie alla psicoterapia, l'ex attore è riuscito ad accettare la malattia, convidendo con le difficoltà e qualche nostalgia: "Non ho fatto in tempo a vedere il volto dei miei due nipotini, e questo è un grande rammarico" ha concluso: "Poi, certo, mi manca il non poter guardare le belle donne, ma ho fatto in tempo a vedere i gol di Totti e, insomma, dai, va bene così".