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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Tina Montinaro, 29 anni dopo: "Decisi di restare a Palermo, sono i mafiosi che se ne devono andare..."

La vedova di Antonio, caposcorta del giudice Giovanni Falcone, parla agli alunni di una scuola di Avellino: "Continuo a andare in giro per l’Italia a parlare di mio marito. Con la sua morte ha dato l’esempio al mondo"

“Un esercito di insegnanti può combattere la mafia”. Così Tina Montinaro, moglie di Antonio Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone ucciso nella strage di Capaci, ha esordito nel suo intervento con gli alunni delle classi quinte delle primaria e delle terze della secondaria dell’Istituto Comprensivo Perna di Avellino. Per più di un’ora gli allievi hanno posto una serie di domande a Tina Montinaro che ha il compito per la polizia di Stato di mantenere costante la memoria dei caduti per mano della mafia nei settori più attivi della società civile, tra cui scuola,sport , mondo giovanile e associazionismo. Entusiasmo e curiosità da parte dei giovanissimi, ma anche da parte degli insegnanti e del dirigente scolastico Attilio Lieto:” La legalità è libertà, il nostro compito si fonda su valori importanti per la crescita delle giovani generazioni”.

“Non è stato facile in questi ventinove anni - afferma Tina Montinaro - Una delle prime scelte che feci fu quella di rimanere a Palermo dopo la strage di Capaci, il 23 maggio 1992. Anche senza parlare, la mia presenza a Palermo la devono sentire. E poi, semmai, sono i mafiosi che se ne devono andare da questa bella città, sono loro che si devono vergognare. Io sono la moglie di Antonio, continuo a andare in giro per l’Italia a parlare di Antonio, di quello che ha fatto per la mia famiglia, della sua onestà e del suo senso dello Stato. E ne parlo anche con i miei figli. Ancora oggi Antonio mi riempie la vita. Con la sua morte, ha dato l’esempio al mondo. La strage di Capaci appartiene a tutta l’Italia, la storia di Antonio non appartiene solo a me e ai miei figli. Tutti devono sapere di mio marito e degli altri due agenti della scorta, Vito Schifani e Rocco Di Cillo, e del loro rapporto con Falcone. Io racconto queste storie”. 

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