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Cronaca Resuttana-San Lorenzo / Viale Strasburgo

Times Square, lo sfogo del titolare: "Rovinato da un giudice indagato... e in malattia"

Nel 2011 il suocero di Antonio Nicastri, Giuseppe Evola, viene arrestato per mafia. Nonostante l'assoluzione scatta il sequestro dei beni, tra cui la pizzeria di viale Strasburgo. Ora il fascicolo è assegnato alla Saguto: "Confiscatemi o restituitemi tutto, ma ditemi qualcosa"

Cosa succede quando il sistema giudiziario resta imprigionato in un "cortocircuito" e chi deve giudicare finisce sotto indagine? Cosa succede se il giudice titolare di decine di indagini viene spostato ad altro incarico? Succede che i processi si fermano, bloccando in una sorta di "limbo" anche chi da mesi in attesa di giudizio. E' il caso dell'imprenditore palermitano Antonio Nicastri, titolare dal settembre del 2007 della pizzeria "Times Square" di viale Strasburgo. Il suo nome compare tra i fascicoli assegnati al giudice Silvana Saguto, al centro dello scandalo sulla gestione dei beni sequestrati che ha travolto il tribunale nelle scorse settimane.

"La mia vita è bloccata - spiega Nicastri a Palermo Today - in attesa che il giudice Saguto, o chi per lei, riprenda in mano il mio fascicolo. Confiscatemi o restituitemi tutto, ma ditemi qualcosa. Mi trovo imprigionato in una vicenda che ha dell'assurdo. Quando sembrava avvicinarsi la parola 'fine', il giudice viene prima indagato, poi spostato e infine, si mette in malattia. Aspetto che qualcuno legga il mio fascicolo. Ho provato la mia innocenza, il giudice stesso aveva lasciato intendere che le prove fornite erano sufficenti. Eppure resto prigioniero della giustizia".

Tutto inizia nel 2011 quando il suocero di Nicastri, Giuseppe Evola, viene arrestato nel corso di un'operazione antimafia a Carini. Per gli inquirenti, infatti, l'uomo ha contatti con la mafia locale. Un'accusa pesante, il famigerato 416 bis, che però cade poco dopo. All'inizio del febbraio 2013 il giudice Piergiorgio Morosini firma il decreto di archiviazione e l'anziano viene scagionato da tutte le accuse. L'assoluzione però non blocca le indagini scattate sul patrimonio di Evola e dei suoi familiari. L'attenzione degli inquirenti si sposta sulle attività economiche dell'uomo, delle due figlie e, a "cascata" dei generi. "Il 19 giugno 2014 - racconta Nicastri - mi vedo notificare il sequestro dei beni. I  miei averi, cioè il Times Square che era di proprietà di una società creata con mio fratello, la mia casa e le auto, non sono più in mio possesso. A firmare il provvedimento sono i giudici Silvana Saguto, Fabio Licata e Lorenzo Chiaromonte".

timesquare1-2Gli inquirenti contestano operazioni finanziarie compiute "facendo affidamento  - si legge nel provvedimento di sequestro - su capitali la cui provenienza è tanto ignota quanto illecita ovviamente provenienti dalle illegali attività poste in essere da Evola per conto della consorteria mafiosa carinese".

"Nel provvedimento si ripercorrono le operazioni finanziarie che ho fatto - spiega Nicastri - . Peccato però che bastava fare un controllo in banca per verificare la correttezza delle operazioni. Dicono che dal 1996 al 2008 io e mia moglie abbiamo avuto un reddito pari allo zero, ma nonostante questo abbiamo messo su famiglia mettendo al mondo i nostri figli con 'entrate non dichiarate e quindi di estrazione illegale'. Ho dimostrato che non è così. Semplicemente eravamo residenti in America, dove presentavamo regolari dichiarazioni dei redditi. Nulla di occulto. Mia moglie è cittadina americana perchè nata lì. Io dal 2000 all'agosto del 2007 risulto iscritto all'Aire, l'anagrafe degli italiani all'estero. Il reddito è stato dichiarato all'estero perchè lì vivevo e lavoravo, gestendo due attività sempre nella ristorazione. Sono tornato in Italia nel 2007, poco prima di aprire il locale. Mia moglie è rientrata qualche mese dopo, semplicemente per consentire ai ragazzi di chiudere l'anno scolastico. Ecco perchè le nostre dichiarazioni dei redditi in Italia 'compaiono' dal 2008".

Time square (3)-2"Mi contestano - prosegue - l'acquisto di una villetta a Carini e di una BMW. Tutto, secondo loro, senza 'disporre di risorse reddituali sufficenti'. Anche in questo caso ho dimostrato che si sbagliano. La casa è stata comprata da un mio lontano parente anche lui residente in America. Negli Usa ho fatto la transazione, mentre a Palermo ho firmato solo l'atto. L'auto? Quella è stata pagata a rate e non cash, come scrivono. Ho portato in tribunale tutti i bollettini della finanziaria. Poi l'ho data in permuta e ho preso una vettura in leasing. Tutto regolarmente tracciato".

"Con il mio legale, l'avvocato Biondo -  sottolinea Nicastri - ho ricostruito tutta la mia vita. Ogni transazione è stata ripercorsa. Di ogni euro e ogni dollaro spesi abbiamo ricostruito il percorso. Avevo un conto aperto presso il Credito Siciliano e ogno transazione avveniva su quel conto. Finalmente a luglio siamo arrivati in aula e lo stesso giudice Saguto ha annunciato che non c'era necessità di altri accertamenti e che si poteva disporre il decreto. Eravano fiduciosi. Pensavo che si stesse chiudendo un incubo e che potessi riprendere la mia vita. E invece... è scoppiato lo scandalo e il mio fascicolo è rimasto 'bloccato'. Chi doveva giudicarmi è adesso sotto indagine. E io aspetto che qualcuno prenda in mano il fascicolo con il mio nome". "Ho dimostrato la mia innocenza - prosegue Nicastri - ma senza il decreto di dissequestro firmato dal giudice è tutto inultile. Peccato però che nel frattempo ho una famiglia da mandare avanti. Sono tornato in America e ho ricominciato da zero. Ero propietario di un'attività fiorente, adesso sono nuovamente un pizzaiolo che cerca di mandare avanti la famiglia. Adesso sono tornato in Italia per occuparmi di questa vicenda, mentre mia moglie e i ragazzi sono ripartiti. E' lei in questo momento a lavorare per tutti".

Time square (4)-2Una situazione "paradossale", la definisce Nicastri. "E a peggiorare le cose - aggiunge - c'è la beffa. Il Times Square era in attivo. Avevo dodici dipendenti, in regola, e ottimo un giro di affari. Sotto l'amministrazione giudiziaria, che avrebbe dovuto tutelare l'attività, tutto è andato a rotoli. Non lo dico io, ma i fatti. Il locale è stato chiuso per i debiti, i lavoratori mandati a casa. I locali adesso sono abbandonati. Non hanno neppure tolto le provviste dal magazzino prima di chiudere e adesso ci sono anche evidenti problemi di carattere igienico-sanitario. Se e quando lo riavrò dovrò fare i conti con i debiti che mi stanno lasciando in eredità. Questa sarebbe la giustizia?".

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