Oltre tremila giovani per 642 posti Medicina, si apre la danza dei test
Questo è il primo anno accademico in cui tutti i 124 corsi di laurea all'interno dell'Università degli studi di Palermo sono a numero chiuso. Ed è polemica sui corsi preparatori troppo costosi
Tensione, ansia, speranza, sconforto. E’ tutto un miscuglio di sentimenti contrastanti quello che anima i 3365 giovani che stamattina tentano per la prima o l’ennesima volta l’accesso a una delle facoltà più ambite anche a Palermo, quella per l’appunto, di Medicina e Chirurgia che offre 642 posti. C’è chi ha studiato per più di un anno per prepararsi a questo giorno e chi ha speso parecchio denaro per permettersi il corso preparatorio. “Studio dall’inizio dello scorso anno scolastico – racconta Claudia Alessi, 19 anni, ex studente del liceo scientifico Mamiani che vorrebbe diventare logopedista -. Ho frequentato sia mentre ero a scuola che durante l’estate il corso del Cesmo e i miei hanno dovuto sborsare oltre tre mila euro”. Le fa eco un’aspirante Chirurga plastica: “Ci siamo preparate molto – dice Martina Caronia, 19 anni – e speriamo di riuscire con tutte le nostre forze”.
Ogni volta che si parla di test, si alza sempre la polemica sui corsi preparatori, costosi e senza nessuna garanzia: “Si dovrebbe combattere questo sistema – dice Cristina De Cordova, mamma di una ragazza che oggi ha partecipato alle selezioni – e inserirne uno più meritocratico in base al rendimento durante il primo anno di università”. Molti cedono ma non tutti: “Abbiamo deciso di studiare da sole perché riteniamo improponibile il costo del corso preparatorio – dichiarano proprio davanti all’entrata dell’edificio 19 della cittadella universitaria Rosangela Maniscalchi e Marika Campagna -. Quest’estate non ci siamo risparmiate e speriamo in un buon risultato”. Punto debole? “Sicuramente cultura generale – rispondono sicure -. Non si può sapere tutto e su questo ci affidiamo ai tg che abbiamo visto e…alla fortuna”.
Infine c’è anche chi sarebbe pronto a lasciare la propria facoltà e abbandonare gli studi intrapresi per un “posto” a Medicina: “L’anno scorso – spiega Teresa Pandolfo – ho passato il test ad Ingegneria Ambiente e Territorio. Non mi trovo male, ma certamente cambierei nel caso in cui passassi i test”. Dello stesso avviso Veronica Valenti e Nicoletta Sulli che per il secondo anno di seguito provano il test: “Se non dovessimo farcela di nuovo sceglieremmo un altro corso di laurea”.