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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

"Non istigò al terrorismo", ricercatrice libica assolta in appello

Kadiga Shabbi era stata arrestata nel dicembre del 2015 e condannata in primo grado a un anno e otto mesi di reclusione. Per l'accusa avrebbe mantenuto contatti con esponenti di organizzazioni terroristiche islamiche. Per la corte d'appello "il fatto non sussiste"

La corte d'assise d'appello di Palermo, ribaltando la sentenza di primo grado, ha assolto Kadiga Shabbi, la ricercatrice universitaria libica accusata di istigazione a commettere reati in materia di terrorismo. Arrestata nel dicembre del 2015, era stata condannata a un anno e otto mesi di reclusione con il rito abbreviato (con pena sospesa). Dopo la sentenza, il prefetto aveva emesso a suo carico un decreto di espulsione dal territorio nazionale. La donna era stata trasferita nel Cie di Ponte Galeria a Roma e aveva chiesto e ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiata perchè nel suo Paese c'è la guerra civile. Provvedimento poi revocato con un nuovo ordine di allontanamento dall'Italia.

Il gup l'aveva descritta come un "soggetto pericoloso e simpatizzante del fenomeno jihadistico". Una valutazione evidentemente non condivisa dalla corte d'assise d'appello presieduta da Angelo Pellino, che ha assolto la 47enne libica "perché il fatto non sussiste".

Per l'accusa, la professione di ricercatrice universitaria era solo una "copertura". In realtà avrebbe mantenuto contatti con esponenti di organizzazioni terroristiche islamiche e foreign fighters attraverso social network. Per questo i suoi pc erano stati passati al setaccio. Il materiale informatico sequestrato, adesso le sarà restituito su espressa decisione dei giudici d'appello

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