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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il reportage

Quando il dolore ti rovina la vita, al Civico un'équipe d'eccellenza per uscire dall'incubo

Aghi, radiofrequenze, onde elettromagnetiche e stimolatori midollari per intervenire sul sistema di trasmissione nervoso. Il reparto di Terapia del dolore guidato da Pasquale Enea offre oltre 14 mila prestazioni all’anno per curare quel malessere che non è più solo un sintomo ma diventa una malattia

Dal dolore si può guarire. Si può guarire se si è in buone mani, innanzitutto. E si può guarire se, lungo il percorso a ostacoli di un paziente che prova sulla propria pelle quel dolore, ci si trova dinanzi a centri d’eccellenza. E centro d’eccellenza è quello all’Ospedale Civico. Perché al secondo piano del Padiglione 10 dell’Arnas di Palermo, il reparto di Terapia del dolore è tra i più all’avanguardia dell’Isola ed è anche l’unico in città ad avere una sala operatoria interna.

Oltre 14 mila prestazioni l’anno, tantissimi pazienti e un unico obiettivo: curare il dolore che non è più solo un sintomo ma una malattia. Perché tutti conosciamo il dolore come campanello d’allarme, al pari della febbre o del prurito. Ma ci sono delle volte in cui non è l’eccezione ad un buono stato di salute, ma la conferma di un malessere cronico. Può capitare infatti che questo dolore sia giornaliero, costante e invalidante, capace di modificare lo stile di vita rendendo irascibili anche i più sorridenti. Un dolore che, appunto, non è più semplicemente quel sintomo che indica qualcosa che non sta andando per il verso giusto ma qualcosa di più. 

Il reparto di Terapia del dolore del Civico

Ci sono molte patologie dolorose che affliggono i pazienti e per i quali, spesso, sembra non esistere una soluzione. E non è solo il caso di pazienti colpiti da malattie croniche, anche oncologiche. Ci sono pazienti che hanno subito interventi chirurgici che non sono andati come sperato, motivo per cui sviluppano radicolopatie, nevralgie o lombalgie croniche. Altri che soffrono di cefalee o sindromi dolorose articolari.

Il “dolore” così cela un mondo che la medicina approccia in modo mini-invasivo. Nel reparto guidato dal dottor Pasquale Enea, insieme ai dirigenti medici Giuseppe Strano e Francesca La Barbera, arrivano ogni giorno decine di pazienti rassegnati ad un destino fatto di sopportazione e assuefazione al dolore. E' lì che il team capitanato da questo primario alla guida del reparto da 15 anni e un curriculum niente male, accompagna i pazienti verso la guarigione.

Si passa dalle visite ambulatoriali, con infiltrazioni, agli step via via successivi che richiedono, ad esempio, l’intervento di epidurali antalgiche. La novità assoluta per Palermo, però, è la sala operatoria interna al reparto, “necessaria per curare tutti quei dolori sulla cui causa non è possibile intervenire o senza indicazione chirurgica”, spiega a PalermoToday il primario. “Si tratta di svariate patologie che spaziano dal dolore articolare acuto a quello cronico - precisa il dottor Enea -. La terapia del dolore è una branca dell’anestesia e della rianimazione. Ci sono ernie che non hanno indicazione chirurgica. E poi ci sono le recidive. Anche lì, se non strettamente necessario si evita un secondo intervento. Ma come curare questi pazienti? Ecco che subentriamo noi, che portiamo avanti una disciplina importante come quella della terapia del dolore”.

Un approccio inedito, che migliora dunque la qualità della vita di pazienti di tutti i generi. “Ribadiamolo - puntualizza Enea - la terapia del dolore tratta spesso patologie dolorose in pazienti non oncologici. Come ad esempio le nevralgie del trigemino o la nevralgia post herpetica, uno strascico del noto fuoco di Sant’Antonio. In pazienti come questi il virus muore ma non prima di aver determinato il bruciore dello ‘zoster’ e un dolore cronico per tutta la vita”.

Il dottor Enea, coadiuvato dai dottori Strano e La Barbera, cura tutti quei pazienti per cui le operazioni non bastano, come non bastano farmaci e medicine. “Noi siamo anestesisti ma non siamo un ambulatorio. Siamo un’unità operativa che dipende dal dipartimento di oncologia - prosegue -. Abbiamo in cura pazienti che hanno subito diversi interventi chirurgici, magari cardiopatici o con alto rischio anestesiologico. Nessun chirurgo li opererebbe o ri-opererebbe mai perché il rischio operatorio è alto o non c'è indicazione chirurgica. Soffrono di radicolopatie perenni ed eterne. Non siamo di fronte solo a pazienti con una neoplasia che ti può portare alla morte a volte in tempi brevi, il cui dolore noi trattiamo da sempre e per i quali abbiamo una particolare attenzione. Spesso il nostro paziente è un paziente sano e magari giovane, con una aspettativa di vita che va dai 30 ai 40 anni”.

Ecco dunque che per il dolore esiste una terapia non solo ambulatoriale ma anche interventistica sebbene mini-invasiva. “Siamo abituati a considerare il dolore come un campanello dall’allarme, il dolore dà l’alt. Lo proviamo e ci fermiamo - afferma ancora Enea -. Quando questo sintomo diventa giornaliero, invalidante e modifica il nostro stile di vita portandoci ad essere irascibili e scontrosi, trasformandosi da dolore acuto a dolore cronico, in quel momento la mia malattia diventa il dolore. Non è più la radicolite la mia malattia, ma il dolore neuropatico cronico che questa mi provoca”.

Ed è qui che i terapisti del dolore raccolgono la più difficile delle sfide: curare ciò che sta dietro ad un sistema di impulsi, come degli ingegneri all’opera sulla centralina di un impianto elettrico saltato. Subentrano aghi, radiofrequenze, onde elettromagnetiche, stimolatori midollari, tutti strumenti necessari ad intervenire sul sistema di trasmissione nervoso. Sulla scorta di esami elettrofisiologici si individua il punto esatto in cui si registra una sofferenza del nervo che causa il dolore. “Si tratta di dolori neuropatici che hanno delle caratteristiche cliniche ben precise - puntualizza il primario -. Ciò che non dovrebbe farmi male in realtà mi fa male”.

La Terapia del dolore del Civico così collabora a stretto contatto con tutti i reparti dell'ospedale palermitano. “E’ per questo che lavoriamo in sinergia con tutti i colleghi - conclude il dottor Enea -.  Solo che adesso facciamo quello che abbiamo sempre fatto con una novità assoluta per il reparto, ovvero una sala di interventistica totalmente dedicata. Con la radiofrequenza e la neromodulazione elettrica, con gli impianti di stimolatori midollari e gangliari, ossia degli impulsi elettrici che bloccano l’impulso dolore. Utilizziamo anche impianti di pompe intratecali, attraverso cui somministriamo dei farmaci direttamente nello spazio spinale. Questo ci permette di ridurre le dosi e avere molti meno effetti collaterali”.

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