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Cronaca Misilmeri

"Ha preso a colpi di accetta la ex e il nuovo compagno", ma il gip lo manda ai domiciliari

La violenta aggressione era avvenuta l'8 maggio a Misilmeri e l'indagato, A. S., 45 anni, era finito in carcere con le accuse di tentato omicidio e stalking. Per il giudice di Termini Imerese si sarebbero però attenuate le esigenze cautelari

Secondo la Procura di Termini Imerese, avrebbe tentato di uccidere l'ex moglie e il suo nuovo compagno a colpi di accetta e per questo, l'8 maggio, A. S., 45 anni, di Misilmeri, era finito in carcere. Adesso, però, il gip Angela Lo Piparo ha deciso di concedergli gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, accogliendo l'istanza degli avvocati Salvatore Gugino ed Emanuele Catania. Per il giudice si sarebbero attenuate le esigenze cautelari.

In base alla ricostruzione dei carabinieri, quella sera l'indagato si sarebbe presentato nell'abitazione di Misilmeri della ex e avrebbe aggredito lei e il suo nuovo compagno, non esitando a prendere un'accetta e a scagliarsi contro la coppia. Per la Procura sarebbero stati raggiunti punti vitali e da qui la contestazione di tentato omicidio. Ma la donna aveva poi anche riferito di essere stata minacciata e perseguitata da A. S. già nei mesi precedenti e per questo gli inquirenti ipotizzano anche il reato di stalking.

Ben diversa è invece la tesi della difesa. Intanto, secondo gli avvocati, le lesioni riportate dalle due vittime - al collo e vicino ad un orecchio - non solo sarebbero state giudicate guaribili in appena 5 giorni, ma non sarebbero neppure compatibili con i segni che avrebbe dovuto lasciare la lama di un'accetta, ovvero netti e lineari. Inoltre, sulla scorta delle dichiarazioni di alcuni testimoni, emergerebbe che A. S. avrebbe sì prelevato l'accetta dalla sua macchina, ma che sarebbe stato bloccato e non avrebbe fatto in tempo ad utilizzarla. Anche lui, peraltro, avrebbe riportato lividi ed escoriazioni durante la lite.

Il gip non è entrato nel merito di queste ipotesi, ma si è limitato a constatare che, mettendo l'indagato agli arresti domiciliari in un altro comune, quello di Bolognetta, le esigenze cautelari sarebbero garantite. Da qui la decisione di far uscire A. S. dal carcere.

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