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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Concerto annullato al Teatro Massimo per lo sciopero, l'ira di sindaco e sovrintendente: "Grave danno"

La protesta proclamata da Libersind Confsal - per il mancato accordo sul piano welfare - fa saltare l'appuntamento con il concerto diretto dal maestro Gabriele Ferro, programmato ieri sera. Lagalla e Betta: "Chiediamo scusa agli spettatori. Trattativa in via di definizione, comportamento intollerabile". La replica: "Non indietreggiamo"

Il concerto diretto dal maestro Gabriele Ferro in programma ieri al Teatro Massimo è stato annullato a causa dello sciopero proclamato da Libersind Confsal. La protesta per il mancato accordo sul piano welfare ha mandato su tutte le furie la governance della fondazione Teatro Massimo, che in una nota parla di "grave danno economico e d'immagine" ad opera di una sigla "numericamente minoritaria ma in grado di incidere nel fragile equilibrio dell'orchestra".

"Lo sciopero - prosegue la nota - appare ancor più intollerabile per la presenza in teatro di un gran numero di spettatori, e tra loro di tantissimi turisti, che non hanno potuto assistere al concerto e che conserveranno di questa serata e della città un pessimo ricordo".

Motivo per cui il sovrintendente Marco Betta porge "le scuse al pubblico e al maestro Ferro per l'annullamento del concerto" e aggiunge: "Sorprende il fatto che Libersind Confsal abbia proclamato lo sciopero nonostante fosse in corso una trattativa in via di definizione con tutte le sigle sindacali sulla distribuzione di un contributo aggiuntivo di 350.000 euro che, oltre a quello annuale, è stato assegnato ai lavoratori per il welfare, grazie all’impegno del Comune".

Sulla stessa scia il sindaco Roberto Lagalla: "Dispiace constatare come lo sciopero indetto da una sola sigla sindacale abbia costretto all’annullamento del concerto in programma, ieri sera, al Teatro Massimo. Un fatto grave, soprattutto se si considera la inaccettabile logica sindacale che ha portato allo sciopero, motivato da posizioni pretestuose e di difficile comprensione. La fondazione Teatro Massimo ha tenuto e continua a tenere aperto il dialogo con i suoi lavoratori. Ne è dimostrazione di ciò il fatto che tutte le altre sigle sindacali non abbiano aderito alla protesta. Purtroppo resta questa macchia nel contesto di una stagione che fin qui ha raccolto ampio consenso e grande partecipazione di pubblico, grazie, in primo luogo, all’impegno dei lavoratori del Teatro Massimo".

"A nome della fondazione, della quale il sindaco di Palermo è statutariamente il presidente, - conclude Lagalla - sento di dovere rivolgere le mie scuse al pubblico e al maestro Ferro: entrambi non avrebbero meritato un comportamento che delude anche me e la Giunta comunale che, pur in un momento di nota difficoltà, non ha fatto mai mancare alla fondazione e ai lavoratori il massimo e più convinto sostegno".

"Non indietreggiamo sui diritti dei lavoratori". Così il sindacato Libersind Confsal risponde al sovrintendente Betta e al sindaco del Lagalla: "Abbiamo già dichiarato lo stato di agitazione venerdì 24 marzo, dopo l’ennesimo incontro in cui veniva presentata una bozza welfare modificata unilateralmente, senza aver minimamente accolto le proposte suggerite dal nostro sindacato. Da vent'anni i salari sono bloccati, il premio di produzione è dimezzato, le forniture di vestiario incomplete, le indennità decurtate, senza considerare l'annosa trattativa sullo spostamento del giorno di riposo pendente, i concorsi da bandire ecc... Questo sindacato non intende perdere l’ennesima occasione per migliorare le condizioni dei lavoratori ma soprattutto per usare in maniera equa e trasparente i soldi dei soci, in primis il Comune. Affinché il finanziamento del sindaco non vada disperso, sono già tre mesi che pressiamo per ottenere quanto promesso in termini di welfare, senza dimenticare che dopo la bozza firmata bisognerà ancora attendere il passaggio ai revisori dei conti ed alla Corte dei conti. I lavoratori sono provati ma nessuno vuole raccogliere in tempi celeri il loro malessere, un malessere che ha condotto ad un‘adesione trasversale allo sciopero".

E ancora: "Stranisce la dichiarazione del sovrintendente che definisce 'minoritario' il nostro sindacato. Il Libersind è il secondo sindacato per numero di iscritti in teatro. Ma, volendo accogliere la definizione di 'minoritario', qualcosa ci sfugge. Come può un sindacato 'minoritario' bloccare l’attività? Evidentemente Betta non conosce i numeri oppure i lavoratori aderenti alle altre sigle hanno deciso di sostenerci: in entrambi i casi Betta dimostra di non avere il termometro della sua azienda e dei suoi lavoratori".

"Spiace per il pubblico - conclude Libersind - ma chi doveva avvisare, il sindacato l’aveva fatto tramite i media, forse non ha raccolto le sollecitazioni e le domande sul sito della Fondazione in cui si chiedeva conferma dello sciopero. Inoltre la Fondazione è nella disponibilità dei maggiori canali social per i rapporti con l’esterno ed il pubblico. Ci scusiamo con gli spettatori ma la dirigenza dovrebbe scusarsi anche con i lavoratori che non vedono rispettate le legittime rivendicazioni, sarebbe bastata una bozza corretta ed inviata a tutte le sigle sindacali per evitare lo sciopero. Appare infine singolare il ringraziamento alle altre sigle sindacali: si ha la sensazione che parte e controparte coincidano, oltre ad un tentativo di voler alimentare le spaccature. Il Libersind non è mai entrato nelle proteste di altre sigle a prescindere dalla divergenza delle posizioni. Al sindaco-presidente rivolgiamo l’appello di imprimere un’accelerazione nella trattative perché si tratta di denaro pubblico".

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