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Venerdì, 29 Marzo 2024

VIDEO | Palermo si aggrappa all'albero Falcone, la sorella Maria: "Rivedo ancora Giovanni che esce da quel portone"

E' l'atto finale della giornata di cerimonie per ricordare i 31 anni trascorsi dalla Strage di Capaci. Una manifestazione più sobria, nel rispetto dei morti durante le alluvioni in Romagna, senza né artisti né musica

Una manifestazione più sobria, nel rispetto dei morti durante le alluvioni in Romagna, senza né artisti né musica. E un palco al centro di via Notarbartolo che restituisce una prospettiva inedita, proprio di fronte all'Albero Falcone che per via delle sue condizioni precarie va salvaguardato. E' questa la sintesi del trentunesimo anniversario della Strage di Capaci in cui, nel '92, persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della sua scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. 

A fare gli onori di casa e a salutare le migliaia di persone, tra cui moltissimi studenti, giunti a piedi in corteo dall'Aula bunker dell'Ucciardone c'è la sorella del magistrato ucciso da Cosa Nostra. Maria Falcone, sul palco, ha lanciato un messaggio ai tanti giovani che da trent'anni affollano via Notarbartolo il 23 maggio. “Questo per me è il momento più bello della giornata, vicina ai ragazzi e a chi viene da ogni parte d’Italia, sono con la parte migliore della città di Palermo - ha detto -. Per essere qua dovete avere un cuore e una mente ispirati a quelli che sono stati i sentimenti di Giovanni, la voglia di cambiamento di questa città che non possiamo dimenticare e che dobbiamo negli anni portare avanti. I nonni devono raccontare ai nipoti qual era la Palermo degli anni scorsi. Palermo è cambiata? È cambiata dal primo giorno della morte di Giovanni. Da quando ha iniziato a portare i biglietti per Giovanni qui all’albero. Non tutti sono cambiati. Ma ci aspettiamo che i giovani facciano la loro parte. Battimani per quei maestri bravi che hanno dato buoni insegnamenti ai nostri giovani".

La professoressa Falcone, presidente della Fondazione che porta il nome del fratello e che ogni anno organizza la manifestazione, ha lanciato una campagna per salvare l'albero. "Quando vedo quel portone e quell’albero io rivedo Giovanni che esce da quel portone - ha detto -. Lui usciva da lì per andare al Palazzo di giustizia, col suo montgomery e i suoi documenti che non lasciava mai, erano i fascicoli dei suoi processi. Questa è dunque l’immagine di un albero ancora vivo, ma in pericolo: ha una chioma molto grande e le sue radici sono costrette in una vasca piccola. Lancio dunque una campagna diretta affinché l’albero Falcone viva e non cada, sarebbe per tutta Italia una perdita”. 

Per salvare l'Albero Falcone si è già messa in moto tutta la macchina amministrativa. Dal palco, infatti, l'assessore alla Rigenerazione Urbana Maurizio Carta ha spiegato che questo luogo - via Notarbartolo - non è più all'altezza della bellezza dell'Albero Falcone. "Col Comune di Palermo stiamo pensando di farne un prototipo. Una sorta di nuova “sorellanza” fra tre intelligenze. C’è l’intelligenza vegetale, per un intervento che ne salvaguardi la bellezza e il valore. L’intelligenza dell’architettura e del progetto, che sarà oggetto di una discussione pubblica. Questo luogo è ormai inadatto, non è più all’altezza della bellezza di questo albero. Quindi va ripensato. La terza intelligenza, quella della città, delle persone, coincide con l’intelligenza dei comportamenti. Questo posto non deve essere più soltanto un potentissimo sacrario della memoria, ma forse anche una forma nuova di spazio pubblico. Così, mettendo insieme l’intelligenza della natura, delle persone e dell’architettura la città sarà migliore”. A fargli da eco le parole della soprintendente ai Beni culturali Selima Giuliano: “Questo albero rappresenta un luogo sacro, come una chiesa o un monumento. E non solo perché per 30 anni i palermitani hanno detto proprio qui no alla mafia. Quest’albero apparteneva ad una villa Liberty, il Villino Tagliavia, che è stata vittima del sacco di Palermo. E' un esempio del sacco, ecco perché lo abbiamo dichiarato di interesse culturale”.

Alle 17.58 in punto il minuto di silenzio. Piero Grasso scandisce dunque i nomi delle vittime delle stragi, a partire da quelle dei Georgofili a Firenze, dove perse la vita la piccola Nadia Nencioni, assassinata con l'intera famiglia il 27 maggio del '93. E' a lei che quest'anno è dedicata la commemorazione. E' sua infatti la poesia "Il tramonto si avvicina" che dà il nome all'operazione che ha portato all'arresto di Matteo Messina Denaro lo scorso 16 gennaio. Ogni nome pronunciato dall'ex magistrato Piero Grasso, così, è scandito da un lungo applauso che culmina con il suono delle trombe e i nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a riempire il silenzio di una via Notarbartolo gremita.

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