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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Marineo

Dal Gambia a Marineo, la rinascita di Lamin Ceesay: "Ho perso mio fratello in mare, il calcio mi ha ridato vita"

Il portiere della squadra palermitana è arrivato in Sicilia a 17 anni dopo essere stato costretto a scappare dal suo Paese d'origine. Nonostante difficoltà e tragedie, è riuscito a consacrarsi come uno degli estremi difensori più costanti dell’Eccellenza: ottimi riflessi e tecnica tutt'altro che grezza, in questa stagione ha già parato 4 rigori

Ha avuto un destino infame e grazie al calcio è riuscito a rinascere. Lamin Sulsi Ceesay, 24enne portiere del Marineo originario del Gambia, tra i protagonisti di questo brillante inizio di stagione, è un uomo forgiato dall'esperienza. A dispetto dell'età, ha una maturità fuori dal comune, che si percepisce tanto in campo quanto nel suo modo di parlare.

D’altronde non poteva che essere così considerando la sua storia. Ceesay, infatti, è stato costretto a scappare dal suo Paese, ha attraversato il Mediterraneo in un barcone, ha visto suo fratello perdere la vita in mare ed è rinato grazie al calcio una volta approdato in Sicilia.

In Gambia, stato africano che per 23 anni è stato segnato dalla dittatura di Yahya Jammeh (terminata solamente quattro anni fa) sono iniziate le peripezie di Ceesay. I problemi del padre con la classe politica della nazione hanno condizionato la sua vita sin dall'adolescenza. "Io provengo dal Gambia dove giocavo a calcio sin da ragazzino - racconta a PalermoToday - vivevo con la mia famiglia, mio papà è un agricoltore e coltivava angurie nel suo terreno. Mio padre ha avuto problemi con il dittatore del Paese, che ha confiscato tanti terreni, tra cui il suo. Per questo motivo ha perso il lavoro. Ogni volta che tornavo dagli allenamenti trovavo le mie sorelle che piangevano e c’era sempre un uomo del governo vicino casa nostra che aveva riferito la cosa. Un giorno stavo andando all’allenamento e sono venuti i soldati ad arrestarmi ma non mi hanno trovato. Sono tornati a casa dove ho trovato mia madre che piangeva con le mie sorelle e mi hanno raccontato tutto. Mio padre mi ha detto che dovevo lasciare il Gambia con mio fratello e andare in Senegal perché se non avessero arrestato me avrebbero catturato lui. Sono dovuto scappare e da quel momento in poi sono successe veramente tante cose”.

Non ancora maggiorenne Ceesay siè  ritrovato ad affrontare la maledetta traversata per arrivare in Italia: quell’inferno del mare, che purtroppo impone sistematicamente un prezzo terribile: "Sono arrivato in Italia nel 2014, a 17 anni - prosegue - in condizioni devastanti. La cosa che mi ha fatto più male è avere perso mio fratello in mare, durante la traversata: eravamo circa 400 persone in questo barcone, stipati sino all'inverosimile. Il primo posto in cui sono arrivato è stato Altavilla Milicia ed è stata dura: pensavo a mio fratello e al fatto che dovevo avvisare i miei della sua scomparsa. Ero psicologicamente distrutto e sono stato seguito anche da uno psicologo. Alla fine ho chiamato i miei, all’inizio è stato tremendo, loro ci sono rimasti male ma poi hanno capito che non si poteva fare nulla e che non era colpa di nessuno. Ci avevano detto che ci avrebbero fatto sapere quando avrebbero recuperato i corpi, ma quello di mio fratello non è stato mai ritrovato".

Per il ragazzo gambiano il calcio è stato dunque uno stimolo per ripartire grazie alla forza di volontà e alla fiducia di chi ha creduto in lui: "Il calcio a me ha ridato la vita - spiega - anche se giocavo già nel mio Paese. Da quando ho ripreso a giocare ho cominciato a vivere. Ad Altavilla sono stato tre mesi, prima di essere trasferito a Piana degli Albanesi. In comunità ho spiegato che volevo giocare a calcio e quindi mi sono aggregato alla squadra locale per allenarmi con loro. Al quel tempo non avevo ancora il permesso di soggiorno e quindi non sono stato tesserato anche se l’allenatore mi voleva in campo. Quando è stato poi possibile ho debuttato con la scuola calcio del Ribolla. Mentre stavo studiando per la terza media ho partecipato ad un torneo calcistico, durante il quale sono stato notato dall’arbitro che era di Villabate e mi ha segnalato alla squadra locale. Ho cominciato ad allenarmi con la squadra che poi mi ha tesserato: ho debuttato con loro nella stagione 2015-2016 e poi l'anno dopo abbiamo vinto il campionato di Promozione con mister Pietro Tarantino. Poi sono andato a Caccamo e ho cominciato la mia carriera in Eccellenza. Se sono riuscito ad andare avanti devo ringraziare una meravigliosa famiglia di Villabate che mi ha accolto come un figlio, che mi ha messo nelle condizioni di giocare e questo mi ha dato una grande spinta, una grande gioia”.

Quello di cui sopra è l’inizio di un percorso che lo ha portato da qualche anno ad essere uno dei portieri più costanti dell’Eccellenza siciliana e dopo una prima parte di carriera che lo ha visto giocare anche a Geraci e Mazara - in due parentesi distinte - il suo percorso è continuato a Marineo, dove si trova bene ed è felice: "Ho fatto delle scelte professionali  - sottolinea - cercando di stare vicino a casa, sapendo inoltre che devo aiutare le mie sorelle in Gambia. Qui sono felice, questa è una società seria che rispetta gli impegni, che ci sta vicino, una squadra come poche ce ne sono in giro. Da quando sono qui non c’è mai stato un problema e quando siamo al campo siamo tutti felici, non ci sono problemi di cui discutere, ma stiamo assieme ci alleniamo bene e sempre in un bel clima. Non mi manca veramente nulla”.

Portiere con ottimi riflessi e tecnica tutt’altro che grezza tra i pali, Ceesay si sta distinguendo come para-rigori, avendone già neutralizzati 4 in questa stagione: “Già quando giocavo in Gambia - ricorda - il mio mister aveva notato questa mia attitudine, che non ho mai perso. Anche in allenamento quando ci esercitiamo quasi sempre intuisco la direzione dei rigori, penso sia qualcosa di innato e di istintivo”.

Tra i protagonisti più importanti di una squadra che sta stupendo tutti, il portiere spiega qual è la chiave di lettura dei risultati dei biancorossi: "La nostra base è avere un ottimo tecnico - afferma - che ci fa allenare bene in un bel contesto, lavoriamo sempre bene ma con serenità. Noi siamo una squadra che non ha paura di nessuno ma rispetta sempre tutti. Non abbassiamo la guardia, lavoriamo sempre. Domenica facciamo le cose che facciamo sempre come ogni settimana: se il risultato arriva bene siamo contenti, se no pazienza, andiamo avanti e riprendiamo a lavorare”.

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