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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

"Ha perseguitato una collega", condannato ex dipendente comunale

Casimiro Di Carlo, ex impiegato dell'assessorato alla Cultura, deve scontare 3 anni e 2 mesi di reclusione. Nel 2010 era anche stato licenziato

Nessuna storia d’amore finita male. Tra loro ci sarebbe stato soltanto un rapporto di lavoro: entrambi dipendenti dell’assessorato comunale alla Cultura, sarebbero stati semplicemente colleghi. Eppure lui, Casimiro Di Carlo, per anni le avrebbe imposto la sua presenza e le sue costanti e pressanti attenzioni, anche se non gradite. L’ex impiegato comunale non si sarebbe fermato né davanti ai divieti di avvicinamento e di dimora in città, né dopo un periodo di reclusione e neanche di fronte al licenziamento. La quarantenne se lo sarebbe ritrovato in ufficio o appostato sotto casa e avrebbe finito per avere paura di uscire la sera o comunque da sola. Finché più recentemente l’uomo sarebbe stato trovato con due coltelli proprio davanti alla luogo in cui lavorava lei.

Il gup Sergio Ziino ha condannato l’uomo a tre anni e due mesi di reclusione per stalking con il rito abbreviato, accogliendo le richieste del pm Ennio Petrigni. La presunta vittima è parte civile nel processo con l’avvocato Antonio Gattuso. La vicenda – particolare proprio perché tra i due non vi sarebbe mai stata una relazione sentimentale  – sarebbe iniziata tanti anni fa, nel 2006, quando il reato di stalking neppure esisteva. I due lavoravano insieme a Palazzo Ziino e, dopo essersi accorta delle pressanti attenzioni di Di Carlo, la donna avrebbe chiesto ai suoi superiori di farlo trasferire. Contro di lui sarebbero stati aperti anche diversi procedimenti disciplinari e, nel 2010, si era arrivati anche al licenziamento.

Tuttavia, l’imputato avrebbe continuato a presentarsi sul posto di lavoro e anche ad appostarsi sotto casa della presunta  vittima. Dopo una serie di denunce, Di Carlo aveva patteggiato. L’uomo era stato anche recluso, dopo aver violato il divieto di avvicinamento alla donna e quello di dimora a Palermo. Appena tornato libero, nel 2013, avrebbe però ricominciato a perseguitare l’impiegata. Un giorno sarebbe stato fermato in bicicletta davanti al luogo in cui lavorava lei e dopo  un controllo, in un borsone con doppiofondo, sarebbero stati ritrovati un coltello da cucina con una lama di 19 centimetri ed un pugnale da sub. Dall’ulteriore denuncia per stalking presentata dalla presunta vittima è nato il processo che ieri si è concluso con la condanna.

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