rotate-mobile
Cronaca Zen

Sparatoria allo Zen, libero uno degli arrestati: "Era a Ballarò al momento dell'agguato"

Scarcerato Attanasio Fava, accusato del duplice tentato omicidio di Giuseppe e Antonino Colombo, avvenuto tra via Patti e via de Gobbis il 23 marzo. A scagionarlo i tabulati telefonici e le immagini riprese da una telecamera di sorveglianza nella sua macelleria

L'aveva detto sin dall'interrogatorio di garanzia: lui, al momento della sparatoria allo Zen del 23 marzo, quella in cui rimasero feriti Giuseppe e Antonino Colombo, padre e figlio, era altrove. Adesso a scagionare Attanasio Fava, finito in carcere per il duplice tentato omicidio assieme ad altre persone, tra cui i fratelli Maranzano, sono i tabulati telefonici e le immagini riprese dalla telecamera di sorveglianza della sua macelleria di Ballarò: alle 14.57, ora dell'agguato, avvenuto tra via Patti e via de Gobbis, lui era proprio lì, a Ballarò. Cioè a circa 20 chilometri di distanza.

E' sulla scorta di queste importanti informazioni, raccolte in parte dagli avvocati Alfonso Papa e Debora Speciale che difendono l'indagato, che Fava è stato scarcerato dal gip Filippo Serio. "Rispetto al quadro indiziario già valutato ed esposto nell'ordinanza genetica - scrive il giudice - i dati dedotti dalla difesa e gli ulteriori dati accertati dalla squadra mobile offrono elementi di segno contrario rispetto alla originaria valutazione indiziaria basato sul riconoscimento operato dalla persona offesa".

Era stata infatti propio una delle vittime, Giuseppe Colombo ad indicare la presenza di Fava, cognato dei Maranzano, sul luogo dell'agguato. Addirittura aveva sostenuto che impugnasse una pistola e che avesse anche sparato. Invece l'indagato era dall'altra parte della città. In particolare, Fava aveva ricevuto alcune telefonate, alle 15.06 e alle 15.07, mentre sarebbe stato nella sua abitazione di corso dei Mille. Entrambe le chiamate, come accertato ora, agganciano le celle di Ciaculli.

L'agguato sarebbe avvenuto allo Zen tra le 14.57 e le 15.07. Fava però, prima di andare in via Patti, era passato dalla sua macelleria a Ballarò e le immagini delle telecamere di sorveglianza lo immortalano nel negozio alle 15.20, quando ormai i due feriti erano già a Villa Sofia. In base alla ricostruzione del gip, soltanto tra le 15.31 e le 15.50 il cellulare dell'indagato avrebbe agganciato celle compatibili con il luogo dell'agguato. Da qui la liberazione.

Le indagini sulla sparatoria sono ancora in corso ed erano state fondamentali le dichiarazioni di una donna, che era presente al momento dei fatti per individuare un primo gruppo di indagati. Poche ore dopo l'agguato erano stati così arrestati i fratelli Litterio e Pietro Maranzano e, qualche giorno dopo, erano stati fermati anche Fava, Vincenzo Maranzano, nonché Giovanni e Nicolò Cefali, padre e figlio.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sparatoria allo Zen, libero uno degli arrestati: "Era a Ballarò al momento dell'agguato"

PalermoToday è in caricamento