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Cronaca Zen / Via Nedo Nadi

ll tentato omicidio allo Zen, lascia il carcere l'indagato: il gip gli concede i domiciliari

Non si conoscono ancora le motivazioni della decisione del giudice per Giacomo Cusimano che martedì mattina avrebbe tentato di uccidere l'amico d'infanzia, Emanuele Cipriano, in via Nedo Nadi. Secondo la Procura dietro all'agguato ci sarebbe una lite per 10 euro e per un appuntamento mancato

Il gip Simone Alecci ha convalidato il fermo e deciso di applicare gli arresti domiciliari, ma in un luogo diverso dalla sua residenza, a Giacomo Cusimano, l'uomo accusato di aver sparato all'amico d'infanzia, Emanuele Cipriano, martedì mattina in via Nedo Nadi, allo Zen. Non si conoscono ancora le motivazioni del provvedimento, ma l'indagato può lasciare il carcere dove si trovava proprio dalla sera di martedì, dopo essere stato bloccato dalla squadra mobile.

Cusimano era stato rintracciato poco dopo la sparatoria mentre era in piazza Croci e questo grazie alle indicazioni fornite sia dalla vittima che dai suoi parenti, che lo avrebbero visto scappare subito dopo l'agguato. L'indagato, però, difeso dall'avvocato Giulio Bonanno, aveva deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere sia davanti al sostituto procutatore Andrea Fusco, che ha poi emesso il provvedimento di fermo, che davanti al gip, durante l'udienza di convalida che si è svolta ieri mattina.

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Secondo la Procura, tra i due ci sarebbe stata una lite la sera prima della sparatoria. In particolare, da alcuni messaggi Whatsapp "dai toni offensivi e minacciosi", emergerebbe un contrasto per una somma di 10 euro e un appuntamento mancato. Cusimano avrebbe poi sparato due colpi all'amico, che si è salvato solo grazie ad un delicato intervento chirurgico.

La Procura contesta il tentato omicidio aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione. In via Nedo Nadi è stata ritrovata un'ogiva, ma al momento manca all'appello l'arma utilizzata per colpire due volte all'addome Cipriano. Si attendono inoltre gli esiti dello stub compiuto su entrambe le mani dell'indagato per rilevare eventuali tracce di polvere da sparo.
 

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