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Cronaca Cinisi

Il racconto del testimone dell'agguato: "Aveva un foro nel torace, gridava 'aiutatemi'"

A parlare è uno dei ragazzi che si trovava a bordo dell'auto insieme alla vittima davanti a un distributore di benzina: "Lo abbiamo fatto rientrare in macchina e portato al pronto soccorso di Partinico, avevamo paura di essere inseguiti. Lui sanguinava, ma era preoccupato per il fratello..."

"Quando ho alzato la maglietta e ho visto il foro al torace ho capito che se non lo avessimo portato subito al pronto soccorso forse ora sarebbe morto". Con queste parole uno dei ragazzi che viaggiavano a bordo dell'auto che ha trasportato sanguinante in ospedale R. B., 23 anni, dopo la sparatoria avvenuta sabato notte al distributore di benzina, in corso Umberto, a Cinisi ricostruisce quei momenti concitati. E' consapevole del ruolo che lui e il suo amico, alla guida del mezzo, hanno avuto in questa brutta storia. "Non mi sarei voluto trovare in quella situazione - dice a PalermoToday - ma ero lì e sono orgoglioso di avergli dato una mano, insieme al mio amico. Gridava 'aiutatemi, aiutatemi' e noi lo abbiamo soccorso". 

L'indagato non era solo: "Ma non vi dirò chi mi ha accompagnato"

Il giovane, 24 anni, non conosceva il coetano vittima dell'agguato, insieme al fratello più piccolo di due anni, che ha riportato una ferita alla gamba. Si sono trovati all'interno della stessa auto per puro caso: anche lui, come gli altri tre passeggeri - proprietario del mezzo escluso - aveva chiesto un passaggio all'amico. "Quella sera - racconta - sono uscito a piedi insieme a mio fratello che poi è tornato a casa sempre a piedi. Io invece mi sono trattenuto in piazza, a Terrasini, fino alle 3 circa. Quando il mio amico stava andando via gli ho chiesto se mi accompagnava. Lui doveva fare benzina e quindi siamo andati al distributore". L'incontro con gli altri tre giovani è avvenuto mentre stavano andando lì. "Eravamo in auto io e il mio amico - continua - quando li abbiamo incontrati in corso Vittorio, a Terrasini, all'altezza dell'erboristeria. Hanno fermato il mio amico e gli hanno chiesto un passaggio a Cinisi. Lui li conosce di vista. Io non sapevo nemmeno i loro nomi prima di quella sera". 

Una volta arrivati al distributore di benzina l'agguato. "Io ero l'unico rimasto in macchina, seduto davanti lato passeggero. Guardavo il cellulare. Il mio amico era sceso a fare rifornimento e aveva lasciato lo sportello aperto. Poi ho sentito diversi spari. In un attimo mi sono ritrovato il mio amico di nuovo alla guida. E subito dopo anche il ragazzo ferito si è avvicinato per proteggersi ed è rientrato in auto. Mi sono accorto che al braccio sinistro aveva sangue e siamo subito ripartiti". Il giovane ricostruisce quei momenti con lucidità. "Il mio amico era terrorizzato, aveva paura - dice - che qualcuno ci inseguisse, io per fortuna sono riuscito a mantenere la calma". All'inizio i due avrebbero deciso di raggiungere la guardia medica di Terrasini, ma poi hanno capito che era meglio andare direttamente in ospedale a Partinico. "Il ragazzo ferito si lamentava. Continuava a ripetere 'aiutatemi, aiutatemi'. Diceva anche 'mio fratello, mio fratello' perché era in pensiero per lui". Quando è stato aperto il fuoco, l'altra vittima è scappata a piedi insieme all'altro passeggero sceso dal mezzo. Il fratello maggiore, quindi non aveva sue notizie. Non sapeva nè dove fosse, nè quali fossero le sue condizioni. Solo successivamente anche lui ha raggiunto l'ospedale, accompagnato dai genitori, per essere medicato. 

Nel frattempo anche l'auto che ha trasportato il fratello più grave al pronto soccorso aveva raggiunto Partinico. "Abbiamo percorso la statale 113 e non l'autostrada per paura di essere inseguiti. Una volta lì i carabinieri sono arrivati in due minuti - continua a raccontare il testimone -, la caserma si trova vicino all'ospedale. Ci hanno ringraziato per quello che abbiamo fatto, per averli soccorsi". Ovviamente i due testimoni sono stati anche ascoltati ed è scattato anche il controllo del mezzo. "E' stato allora - dice - che abbiamo visto che un proiettile aveva colpito l'auto: abbiamo visto il foro". Il ventenne è ancora incredulo. "Cose come queste - aggiunge - non dovrebbero accadere e vorrei che non accadessero più. Bisogna prendere dei provvedimenti perchè non è possibile uscire di casa e rischiare la vita".

Nelle sue parole c'è paura, amarezza e anche dolore. La mente va a ritroso ed è impossibile non ripensare all'omicidio di Paolo La Rosa, 21enne di Cinisi, avvenuto in strada, a Terrasini, dopo una serata in discoteca per festeggiare il Carnevale. Pochi minuti prima della tragedia il giovane stava ballando. Poi la rissa fuori dal locale, le coltellate e in un attimo non c'era più. Un fatto che ha segnato per sempre i due comuni ma che, forse, non ha insegnato abbastanza. "Non posso uscire - aggiunge - con la paura di ricevere uno spintone e poco dopo di ritrovarmi morto. Mi rivolgo ai giovani  affinché la smettano: basta con questa violenza. Vorrei dimencare quello che è accaduto - conclude il 24enne - e andare avanti".

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