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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Avevano il reddito di cittadinanza ma arrotondavano spacciando droga": condannati in 9

Gli imputati erano stati tutti arrestati nell'ambito dell'operazione "Arcobaleno" dei carabinieri, messa a segno a marzo dell'anno scorso. Secondo la Procura, quando gli uomini venivano bloccati sarebbero state poi le loro mogli a gestire lo smercio. Altre 4 persone sono state rinviate a giudizio ed il dibattimento è in corso

Percepivano quasi tutti il reddito di cittadinanza, ma si sarebbero occupati anche dello smercio di droga tra Carini, Misilmeri e anche la città. Avrebbero lavorato insieme, mariti e mogli, e detenuto anche delle armi per comettere delle rapine, secondo la Procura. Adesso in 9 sono stati condannati dal gup Rosario Di Gioia, che li ha processati con il rito abbreviato. Altri 4 imputati sono stati invece già rinviati a giudizio e per loro è in corso il dibattimento.

Tutti i condannati erano stati arrestati a marzo dell'anno scorso, nell'ambito dell'operazione "Arcobaleno" dei carabinieri, che in un anno di accertamenti erano riusciti anche a sequestrare quasi 5 chili di marijuana ed oltre 500 piante. Nello specifico, la pena più pesante - 14 anni di carcere - è stata inflitta a Fabio Daricca, 12 anni per Giuseppe Daricca, 7 anni e 4 mesi a testa per Pietro Lazzara ed Elisabetta Pistone, 6 anni e 4 mesi per Salvatore Passantino, 6 anni e 2 mesi ciascuno per Domenico Bellomonte e Claudia Bondì, 5 anni e 4 mesi per Caterina Sansone e infine, la pena più bassa a Jonathan Lucchese, 2 anni. In dibattimento sono invece imputati Vincenzo Crisenza, Antonio Francesco La Mattina, Rosa Daricca e Rosalia Martina Daricca. La posizione di Emanuele Di Filippo, che è difeso dall'avvocato Riccardo Bello tra, è stata invece archiviata. 

Le indagini erano partite da una rapina alla tabaccheria "New Miramare" di Carini, nell'estate del 2018, ma i carabinieri avevano poi scoperto il presunto vasto giro di spaccio. Secondo l'accusa, quando gli uomini venivano arrestati, lo smercio di droga sarebbe stato gestito dalle loro compagne. Come emergeva dalle intercettazioni, la presunta banda avrebbe patito pesantemente gli arresti ed i sequestri messi a segno nel tempo dai militari, tanto che tra gli imputati sarebbero nate delle liti, legate anche al mantenimento dei detenuti e delle loro famiglie. E, mentre c'era chi finiva in cella, c'era chi avrebbe speso il denaro per cose anche futili, come tatuaggi e cura delle unghie.

Un indagato chiamò i carabinieri: "Lì troverete una piantagione"

Giuseppe Daricca, in una conversazione del 31 ottobre 2018, per esempio, criticava aspramente Claudia Bondì, moglie di Lazzara: "Insomma lo sai che cosa ha combinato? Si è andata a fare 25 euro di unghie ed un tatuaggio tanto nella mano, qua per tutta la mano e soldi non gliene ha entrato a colloquio, glielo puoi dire: 'Tua moglie si è andata a fare il tatuaggio e le unghia invece di metterti i soldi a te che glieli hanno portati fino in bocca...'".

Inoltre dalla sua cella Lazzara avrebbe impartito ordini ben precisi al figlio: "Ci sono stati 12 mila euro di spese? Tu devi chiamare a lui ora... gli dici: 'Intanto mio padre si sta facendo la galera, tu hai uscito 5 chili di erba, divisi in tre, viene 6 mila euro ciascuno, non ci sono 12 mila euro di spese, ci sono le spese dei semini e della terra, li deve piangere mio padre che è in galera?'. E poi dici: 'Trecento semini e 2 mila euro di terra sono 5 mila euro...', digli: 'Vedi che mio padre è impazzito in galera, vedi che mio padre fa il pazzo in carcere... Giusè, dagli i soldi a mio padre che mio padre si sta facendo la galera, gli levi le spese a mio padre... Quando hanno arrestato a Totò le psese se le sono piante lui e suo fratello, no Totò!'".

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