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Cronaca

Spaccaossa, per 32 imputati si attende il verdetto: giudici in camera di consiglio almeno fino a domani

La Corte d'Assise d'Appello si è ritirata questa mattina nell'aula bunker del Pagliarelli e sta vagliando le posizioni delle persone coinvolte nei blitz "Tantalo" e "Tantalo bis", del 2018 e del 2019. In un caso è contestato anche l'omicidio: la vittima compiacente non era sopravvissuta alle ferite inferte dalla presunta banda per simulare un incidente

Tutto era partito da uno strano incidente stradale, avvenuto il 9 gennaio del 2017 in una strada di Brancaccio e in cui aveva perso la vita un uomo, Yacoub Hadri. Così nacque la prima inchiesta sui così detti spaccaossa, denominata "Tantalo" proprio per le torture che sarebbero state inflitte a vittime compiacenti al fine di truffare le assicurazioni con finti incidenti stradale. A quell'indagine seguì "Tantalo bis" e poi altre tre, tanto il fenomeno era diffuso in città. Stamattina la Corte d'Assise d'Appello presieduta da Mario Fontana si è ritirata in camera di consiglio per vagliare la posizione di 32 imputati e la sentenza non sarà emessa prima di domani.

Servirà tempo (più di quello necessario in primo grado) ai giudici, dunque, che sono chiusi nell'aula bunker del carcere Pagliarelli.  Una delle cose che dovranno valutare è la richiesta di condanna all'ergasolo per due imputati proprio in relazione alla morte del tunisino, che per la Procura fu un omicidio volontario. Una tesi che non passò davanti al gup Giulia Malaponte che l'11 settembre del 2020 emise, con il rito abbreviato, il verdetto di primo grado.

Nello specifico, gli imputati sono stati tutti coinvolti proprio nei due primi filoni investigativi, "Tantalo" e "Tantalo bis", del 2018 e del 2019, che paradossalmente sono arrivati a sentenza dopo gli altri avviati successivamente. Il secondo troncone nacque dal pentimento di tre indagati in "Tantalo", l'infermiera del Civico Antonia Conte, Salvatore La Piana e Francesco Mocciaro, processati poi a parte. Anche grazie al loro contributo si scoprirono decine e decine di falsi incidenti, con altrettante vittime compiacenti, a cui sarebbero state spaccate braccia e gambe con mattoni di tufo e pesi da palestra, con conseguenze in diversi casi irreversibili. Il tutto per poche centinaia di euro, speculando sul bisogno, le difficoltà economiche e persino sulle dipendenze. Chi era a capo delle presunte bande, invece, i soldi li avrebbe intascati eccome, con un giro milionario. 

I giudici stanno in queste ore valutando le posizioni di: Carlo Alicata (già condannato a 6 anni), Gaetano Alicata (3 anni), Salvatore Di Gregorio (2 anni e mezzo), Filippo Anceschi, detto "il nano" (4 anni e mezzo), Salvatore Arena (4 anni), Monia Camarda (3 anni e 8 mesi), Mario Modica (7 anni e 10 mesi), Gioacchino Campora (7 anni e mezzo), l'avvocato Graziano D'Agostino (5 anni e 4 mesi), Francesco Faija detto "Berlusconi" e sotto processo anche perché, fingendosi cieco avrebbe truffato l'Inps per anni (14 anni e 10 mesi), Salvatore Di Liberto (6 anni), Isidoro Faija (2 anni e mezzo), il perito assicurativo Mario Fenech (3 anni e 4 mesi), Vittorio Filippone (2 anni e mezzo), Antonio Giglio (3 anni e 10 mesi), Gesuè Giglio (16 anni e 4 mesi), Piero Orlando (2 anni e 10 mesi), Domenico Schillaci (4 anni e 10 mesi), Francesco La Monica (7 anni e 2 mesi), una sedicente legale Giovanna Lentini (3 anni e 4 mesi), Alfonso Macaluso (2 anni e 4 mesi), Giuseppe Mazzanares (4 anni e 10 mesi), Maria Mazzanares (2 anni), Rita Mazzanares (8 anni e 10 mesi), Giovanni Napoli (3 anni), Cristian Pasca (3 anni e 10 mesi), Giuseppe Portanova (7 anni e 10 mesi), Alfredo Santoro (15 anni), Antonino Santoro (6 anni), Letizia Silvestri (7 anni) e Maria Silvestri (3 anni e 10 mesi) e Massilimiano Vultaggio (6 anni e mezzo).

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