"Soldi falsi per comprare le sigarette", 7 giudici per il processo: assolto dopo 10 anni
La storia paradossale di un imputato accusato di aver usato 100 euro contraffatti in un bar di Baucina a giugno del 2011, quando aveva appena 19 anni. Oggi ha quasi 30 anni, lavora a Malta, ed è stato totalmente scagionato, dopo che il suo caso è passato in mano a vari magistrati, di volta in volta trasferiti ad altri incarichi o sedi oppure diventati incompatibili
Aveva appena 19 anni quando finì sotto inchiesta assieme ad un altro ragazzo di aver usato 100 euro falsi per comprare due pacchi di sigarette e una ricarica telefonica da 5 euro in un bar di Baucina. Oggi è un uomo di quasi 30 anni, che da tempo vive e lavora a Malta ed è finalmente stato assolto (in primo grado) da ogni accusa. Ci sono voluti dieci anni di processo per stabilire l'innocenza dell'imputato e ben sette giudici diversi.
E' una storia emblematica, quella del palermitano, difeso dall'avvocato Giuseppe Piazza (nella foto), che ora rimarca: "Fortunatamente la conclusione è stata favorevole, ma ci si domanda, in caso di condanna, a chi sarebbe servita? Alla rieducazione del condannato non di certo, alla collettività men che meno. Comunque sia, la macchina della giustizia ci ha perso: abbiamo processato un ragazzo e giudicato un uomo".
La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico di Termini Imerese, Gregorio Balsamo, che ha scagionato l'imputato dall'accusa di spendita di banconote false (un reato che prevede una pena fino a otto anni di reclusione) e ha invece dichiarata prescritta la presunta truffa ai danni del titolare del locale. I fatti al centro del processo risalgono al primo giugno del 2011.
L'inchiesta dei carabinieri era partita il giorno stesso, quando dal bar venne segnalato che due giovani si sarebbero presentati nell'attività di Baucina con 100 euro falsi e, dopo aver comprato le sigarette e una ricarica, si sarebbero messi in tasca 86,60 euro veri e si erano allontanati.
Grazie ad una passante, si era risaliti al numero di targa dell'auto utilizzata dai ragazzi. Riconducibile proprio all'imputato che ora è stato assolto. I militari avevano pure mostrato delle foto al titolare del bar, a una sua dipendente e alla passante, tra cui c'erano anche quelle del proprierario della macchina e del titolare della scheda telefonica ricaricata.
La passante non aveva riconosciuto nessuno, mentre il proprietario solo il secondo e, con molta incertezza, anche l'imputato, sottolineando che era però molto più magro della persona ritratta nella foto.
Successivamente, la Procura di Termini aveva chiesto il rinvio a giudizio per i due e qualche tempo dopo era stata fissata l'udienza preliminare, iniziata il 28 luglio del 2013. Uno degli imputati, il proprietario del telefonino, aveva chiesto di patteggiare, ma il gup aveva respinto l'istanza, rinviando a giudizio entrambi i giovani il 31 ottobre dello stesso anno. La prima udienza del dibattimento era stata così fissata per il 28 gennaio 2014. Da quel momento il fascicolo è passato in mano ad altri sette giudici.
Il primo aveva accolto la richiesta di patteggiamento respinta in precedenza ed era quindi diventato incompatibile per processare l'altro imputato. Il processo era stato quindi assegnato ad un altro giudice che, dopo qualche udienza, era stato però trasferito all'ufficio gip/gup. Il terzo giudice era riuscito a sentire uno dei testimoni, ma era stato poi trasferito anche lui in un altra sede. Stessa sorte toccata al quarto magistrato, che tuttavia non era riuscito a svolgere alcuna attività. Il quinto giudice era stato invece trasferito al tribunale civile, finché il fascicolo era finito in mano al sesto magistratro che, essendo già stato gip durante le indagini sul caso, era quindi incompatibile. A tutti questi passaggi, vanno aggiunti altri "intoppi" avvenuti negli anni, come scioperi dei magistrati onorari e degli avvocati, ma anche l'assenza in udienza dei testimoni convocati.
Finalmente - ma ormai a metà del 2018 - il processo era stato assegnato al settimo giudice che lo ha appena definito, assolvendo l'unico imputato. Questi, ormai adulto, è rientrato da Malta per venire a rendere dichiarazioni spontanee nel processo, spiegando di essere innocente e di aver avuto solo una colpa: quella di aver prestato la sua macchina all'amico che poi aveva patteggiato.
Come ha evidenziato la difesa, inoltre, il riconoscimento da parte di vittima e testimoni non era stato affatto chiaro e, anzi, il titolare del bar aveva parlato di una persona "magra", mentre l'avvocato ha documentato come l'imputato fosse da ragazzo invece abbastanza robusto. Da qui l'assoluzione, seppure ad oltre dieci anni dai fatti.