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Cronaca

Le mani di Cosa nostra sui porti, sequestri alle società di servizio

La Dia sta confiscando beni dal valore di 30 milioni. Il provvedimento riguarda cinque società che avrebbero monopolizzato trasporto, logistica e distribuzione delle merci a Palermo e Termini Imerese

I porti di Palermo e Termini Imerese rimangono sempre "Cosa loro". La Dia sta ultimando il sequestro, per un valore di 30 milioni, delle società di servizio dei porti di Palermo e Termini Imerese. Il provvedimento riguarda Portitalia, New Port, Tcp-Terminal Containers Palermo, Csp-Compagnia Servizi Portuali e la coop Clpg Tutrone, nella disponibilità degli appartenenti e/o contigui a Cosa nostra: i due Antonino Spadaro, di 56 e 64 anni, Maurizio Gioè, di 54, Girolamo Buccafusca, 55 anni, tutti di Palermo. Avrebbero monopolizzato trasporto, logistica e distribuzione delle merci nei due porti.

Proprio un anno fa scattò la sospensione degli amministratori delle società che gestiscono le merci e i servizi. E oggi quelle stesse società sono finite sotto sequestro. Lo scorso marzo venne a galla un'operazione di restyling per mascherare le infiltrazioni mafiose dell'azienda che gestisce di fatto in situazione di monopolio i servizi di distribuzione merci e trasporti al porto. Un escamotage che, secondo la Dia, sarebbe stato finalizzato a evitare i sospetti degli investigatori dopo le segnalazioni del rischio di infiltrazioni mafiose nella società fatte dalla prefettura di Palermo.

Ma il tentativo è stato scoperto dagli inquirenti che, applicando per la prima volta a Palermo l'art. 34 del codice antimafia, hanno sospeso gli amministratori giudiziari delle tre ditte coinvolte per 6 mesi e imposto un amministratore giudiziale che, per tutta la durata della misura interdittiva, controllerà l'attività delle società ed accerterà eventuali presenze di interessi mafiosi.

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