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Cronaca Addaura

Sequestro del Cala Levante, indagati 9 dirigenti di Comune e Regione

Saltano fuori nomi "illustri" nel procedimento che ha portato ai sigilli nel noto locale dell'Addaura. Ecco tutte le opere eseguite in violazione di vincoli ambientali e norme di tutela del paesaggio tra il 2011 e il 2014

Dirigenti regionali e comunali indagati per abuso d’ufficio nel sequestro del Cala Levante. Saltano fuori nomi "illustri" nel procedimento che ha portato ai sigilli nel noto locale dell’Addaura dopo le indagini condotte dal gruppo investigativo Tutela patrimonio ambientale della Procura e dalla Forestale, con il coordinamento dei pm Bernardo Petralia e Francesco Del Bene. Sotto i riflettori il legale rappresentante dell’associazione sportiva sportiva "Okeanos" Luca Insalaco, dipendente regionale e figlio dell’ex sindaco palermitano ucciso dalla mafia, e l’amministratore unico della società Punta Levante srl Marco Misseri, titolare di contratto per l’affidamento e gestione dei servizi. Avrebbero eseguito delle opere senza le necessarie autorizzazioni, violando i vincoli ambientali e naturalistici e in difformità con le norme di tutela del paesaggio.

Tra gli indagati ci sono Giovanni Arnone (dirigente generale del dipartimento regionale dell'Ambiente), Gaetano Gullo (dirigente del dipartimento Ambiente), Giovanni Carlo Galvano (dirigente dello sportello Unico per le Attività produttive del Comune di Palermo), Giovanni Paternò (legale rappresentante della società Punta Levante), Andrea Schirò (responsabile del procedimento e dirigente dello sportello unico per le attività produttive del Comune di Palermo), Bohuslav Basile (dirigente dello sportello unico per le attività produttive del Comune di Palermo), Luca Insalaco (dipendente presso l'assessorato regionale al Territorio e legale rappresentante dell'associazione sportiva "Okeanos"), Lucietta Accordino (dirigente del settore urbanistica e edilizia del Comune di Palermo) e Marco Misseri (amministratore unico della società Punta Levante srl.

Le ipotesi di reato contestate risalgono al periodo compreso tra il 2011 e il 2014. In un sopralluogo dello scorso settembre un architetto della Soprintendenza ha rilevato alcune circostanze che non avrebbero potuto mai essere autorizzate a norma di legge. "Le pedane in legno risultano in parte maggiori rispetto a quelle autorizzate; la cordonata di accesso, della quale in progetto veniva previsto il mantenimento del battuto cementizio, risulta allargata e rivestita in legno; risultano dismesse alberature di cui veniva espressamente richiesto il mantenimento; non è stata realizzata la decementificazione dell’area; non è stata ottemperato la condizione di non realizzare nuovi impianti elettrici, idrici e fognari sottotraccia, in ragione della quale non si sarebbe potuta realizzare la cucina per attività di ristorazione; la sagoma planimetrica dell’accesso al locale differisce da quello rappresentato; la linea di confine del lotto sul lungomare risulta diversa da quella approvata".

Tra le pieghe burocratiche di pareri, autorizzazioni e richieste di concessione le amministrazioni comunali e regionali avrebbero procurato un ingiusto vantaggio ai titolari del locale. Laddove sorge il Cala Levante, stando a quanto previsto, si sarebbero potute realizzare opere con l’obiettivo di garantire la “mera fruizione del mare” e non lo svolgimento di attività di ristorazione e di intrattenimento musicale e danzante. Negli uffici comunali, però, qualcuno si era messo "di traverso" facendo solo il proprio lavoro. Tra questi Vincenzo Perez, stroncato da un malore una settimana fa. Il geometra responsabile del procedimento in servizio presso il Suap del Comune di Palermo, in una relazione risalente allo scorso luglio, metteva nero su bianco che due concessioni erano state rilasciate in assenza di parere urbanistico, del parere di incidenza ambientale e del parere della Soprintendenza regionale ricadendo l’area in oggetto all’interno del vincolo di inedificabilità nella fascia dei 150 metri dalla battigia.

Un altro nome noto compare nell’ordinanza di sequestro preventivo del pub, destinato ora ad essere smantellato, ovvero quello di Alessandro Aricò, ex candidato sindaco di Palermo che, come riportava Cronache di Gusto nel 2014, era socio e gestore del pub "con cucina gourmet sul mare" insieme ad Insalaco. Quest’ultimo, come evidenziato dal giudice Walter Turturici, dal 28 ottobre 2010 al 13 novembre 2012 "è stato inquadrato presso gli uffici di Gabinetto dell’assessore Sebastiano Di Betta e dello stesso assessore Alessandro Aricò".

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