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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Ex Coca Cola, il Tar sconfessa il Comune: si riapre il caso Decathlon

Accolto il ricorso della Abate spa, proprietaria del terreno di Tommaso Natale: annullato il diniego del Suap, secondo i giudici amministrativi l'area può essere trasformata da industriale a commerciale. E' il preludio a nuovi investimenti anche in altre zone della città?

Dopo il "no" del Comune alla riconversione dell'ex area della Coca Cola a Tommaso Natale, il Tar riapre il caso Decathlon. Una sentenza della seconda sezione - presidente Cosimo Di Paola, estensore Nicola Maisano e referendario Raffaella Sara Russo - accoglie il ricorso della Abata spa e annulla il diniego del Suap, mettendo nero su bianco che nelle zone D del Piano regolatore è possibile il cambio di destinazione d’uso di un edificio. 

L'ex stabilimento della Coca cola, classificato come area industriale, a differenza di quanto sostiene il Suap può essere trasformato area commerciale. Secondo i giudici amministrativi, infatti, "il provvedimento impugnato è illegittimo in quanto fondato su un’erronea interpretazione delle disposizioni delle norme tecniche di attuazione del Prg".

L’articolo 13 parla infatti delle zone D, ossia quelle destinate ad industriali, artigianali o commerciali, e l’articolo 14 al terzo comma specifica che in D1 è ammessa addirittura la costruzione di nuovi edifici anche commerciali; al primo comma invece, dove si parla del cambio di destinazione d’uso, si citano solo gli "impianti industriali e artigianali" e non quelli commerciali. Motivo per cui il Comune (su parere dell'Avvocatura) ha vietato il cambio di destinazione d'uso proposto dalla Abate spa, società proprietaria del terreno di Tommaso Natale.

Il Tar però, nella sentenza da poco emessa, scrive che “sarebbe veramente inspiegabile e irragionevole prevedere che ciò che può essere fatto in edifici di nuova costruzione non possa essere svolto negli edifici già esistenti". "Il fine della disposizione - si legge ancora nella sentenza - potrebbe essere non quello di escludere i mutamenti di destinazione diversi da quelli espressamente contemplati, ma di rafforzare la possibilità che possano essere effettuati mutamenti di destinazione d’uso anche nelle ipotesi (si potrebbe dire 'persino nelle ipotesi') in cui si intenda istallare un impianto industriale o artigianale".

Detta in parole più semplici, nell'ex Coca Cola si può realizzare anche un insediamento commerciale. E cioè quello che avrebbe voluto fare la Abata spa - società catanese della grande distribuzione - con l'intenzione di cedere successivamente l'area con annessi fabbricati a Decathlon, il colosso francese di articoli sportivi alla ricerca di un punto in cui aprire i battenti a Palermo, che però non sarebbe mai stato coinvolto direttamente nella vicenda. Progetto tramontanto dopo il no del Comune al permesso di costruire.

La sentenza del Tar, adesso, riapre i giochi. E non solo per Decathlon. Il colosso dell'abbigliamento sportivo, che frattanto avrebbe puntato gli occhi sull'area ex Auchan del Conca d'oro, non ha ancora fatto sapere se sia ancora interessata all’affare. Tuttavia il pronunciamento del tribunale amministrativo potrebbe rimettere in gioco anche altri investitori che finora invano hanno chiesto al Comune di poter poter sfruttare alcune zone industriali della città. La posizione dell'amministrazione Orlando, già contestata in passata, è finita al centro di polemiche politiche che ora si stanno riattizzando.

In ballo c'è una nuova stagione di investimenti milionari, con annessi posti di lavoro. Tant'è che il sindaco Leoluca Orlando ha chiesto all'Avvocatura comunale "una relazione tecnica che permetta di valutare se, alla luce del provvedimento del Tar si possa, nel caso specifico, considerare definitivamente chiuso l’argomento, e si possa quindi procedere al rilascio delle richieste autorizzazioni". Se dovesse arrivare l'ok, potrebbe generarsi un effetto domino tale da far gola ad altre imprese e marchi internazionali.

Le reazioni

“La sentenza del Tar sul diniego al cambiamento di destinazione d’uso dell’immobile dell’ex Cocacola per Decathlon dimostra che, ancora una volta, gli uffici tecnici del Comune di Palermo scelgono l’interpretazione più “inspiegabile e irragionevole”, come dice la sentenza, pur di non prendersi alcuna responsabilità nel rilasciare le autorizzazioni richieste”. Ad affermarlo è il presidente di Ance Palermo Massimiliano Miconi. “La cosa più grave – continua il presidente – è che l’amministrazione comunale, che ha un ufficio dell’avvocatura strutturato, continui ad esporsi a cause e giudizi contro atti illegittimi che non solo vengono annullati dai giudici amministrativi ma condannano la città ad una crisi economica sempre più drammatica”.
 

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