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Cronaca

Arpa Sicilia, arriva la sentenza: "Illegittima la nomina del direttore generale Vazzana"

Il giudice del lavoro ha annullato l'atto con cui l'ex assessore all'Ambiente Maurizio Croce gli aveva affidato l'incarico nel 2017. L'Anac, a marzo dello scorso anno, aveva invece respinto l'ipotesi di un conflitto di interessi tra la Regione, Vazzana e la sua vecchia società

L’atto di nomina del direttore generale dell’Arpa Sicilia, Francesco Carmelo Vazzana, era illegittimo. A stabilirlo è una sentenza emessa da giudice Matilde Campo del tribunale di Palermo, sezione lavoro, depositata pochi giorni fa in risposta al ricorso presentato da uno dei candidati esclusi dopo la scelta presa a luglio 2017 dall’ex assessore Maurizio Croce. "Traendo le conclusioni - si legge nel provvedimento - non resta che rilevare che l’affidamento di funzioni dirigenziali a soggetti che non abbiano superato un percorso di qualificazione concorsuale esige che dal curriculum dell’interessato emergano non solo il possesso di esperienza 'sul campo' ma severi requisiti di comprovata eccellenza professionale, che appaiono nel caso del curriculum del resistente - ed in raffronto, quanto meno, a quello del ricorrente - assai blandi".

A sollevare allora le polemiche erano stati anche i deputati regionali del Movimento 5 Stelle che avevano acceso i riflettori su un possibile conflitto di interessi tra Vazzana e una società di cui era stato socio al 50%, la Ph3 Engineering. Sul tema era intervenuta l’Autorità nazionale anticorruzione che aveva chiesto lumi all’assessorato regionale, concludendo dopo l’analisi della documentazione - a marzo 2019 - che il rapporto fra Croce (oggi soggetto attuatore al Dissesto idrogeologico) e Vazzana non determinasse “un sodalizio di interessi nel senso definito dalla giurisprudenza”.

Il primo a storcere il naso dopo la nomina voluta dall’ex assessore Croce era stato l’ingegnere messinese Antonino Isgrò: "A parità di punteggio rispetto ad altri candidati è stato scelto Vazzana". Nell’esposto che poi ha presentato alla Procura di Palermo, l’ingegnere cita i risultati di una richiesta di accesso agli atti. "Nella scheda (del dottore Vazzana, ndr) - si legge nel documento - veniva spuntata con un ‘Sì’ la voce relativa ad aver ‘svolto esperienza almeno quinquennale di direzione tecnica e amministrativa nella pubblica amministrazione, in enti, aziende, strutture pubbliche o private, con autonomia gsitonale e diretta responsabilità delle risorse umane”. Isgrò aveva contestato la scelta considerando il candidato risultato vincitore privo dei requisiti: "La carica di amministratore della società Ph3 Engineering non ha comportato per lui l’acquisizione di particolari mansioni tecniche di direzione nel settore ambientale, come dallo stesso sostenuto, in quanto la figura dell’amministratore esula da tali competenze, essendo questi, esclusivamente, il rappresentante legale della persona giuridica”.

Sul punto è intervenuto il tribunale: “Assumono rilievo - si legge nella sentenza del giudice del lavoro - anzitutto le norme già ricordate dal ricorrente e cioè le disposizioni di cui alla legge regionale numero 6/2001 istitutiva dell’Arpa (secondo cui il relativo direttore è “nominato dall'Assessore regionale per il territorio e l'ambiente tra soggetti in possesso di idoneo diploma di laurea e di comprovata esperienza in materia di protezione ambientale”), nonché le disposizioni del Regolamento di organizzazione dell’Arpa adottato con il decreto assessoriale 1/2005 il quale, richiamando la normativa relativa alle aziende sanitarie specifica che 'gli aspiranti direttori generali devono dimostrare di essere in possesso di esperienza almeno quinquennale di direttore tecnico o amministrativo in enti, aziende, strutture pubbliche o private, svolta nei dieci anni precedenti la pubblicazione dell'avviso'". Dopo aver ricostruito il quadro giuridico di riferimento il giudice aggiunge: “Tale complesso normativo ed i principi generali ch’esso esprime assumono particolare rilievo specialmente laddove, come nel caso dei dirigenti, vengono in rilievo soggetti che non vengono scelti all’esito di una procedura strettamente concorsuale, bensì di una procedura selettiva che lascia salva in capo all’Amministrazione una scelta finale di carattere fiduciario e discrezionale”.

Poi il giudice argomenta ancora: “La normativa sopra esaminata, del resto, a garanzia della ricordata esigenza di pubblicità e trasparenza, impone all’Amministrazione un apposito meccanismo paraconcorsuale (avviso indicante i requisiti selettivi; pubblicazione di curricula) e correlativamente, affinché la ‘fiduciarietà’ non si traduca in pericolose commistione tra cariche politiche e incarichi gestionali e in un’ottica di buon andamento della pubblica amministrazione, una meritocratica e motivata scelta tra i qualificati aspiranti. Ebbene, nel caso di specie si rivela evidente una palese violazione di tale sistema di regole. Posto, infatti, che si discute del conferimento di un incarico apicale per il quale necessariamente occorreva accertare e motivare in capo al titolare assai elevati requisiti culturali e professionali, e che l’Amministrazione avrebbe dovuto valutare un nutrito elenco di soggetti ritenuti idonei a rivestire l’incarico in questione, la nomina - tra di essi - del resistente difetta di un doveroso, puntuale ed indefettibile corredo motivazionale a proprio sostegno: ciò che mette in dubbio la stessa effettiva comparazione tra gli aspiranti selezionati dalla Commissione”.

Con la sentenza il giudice ha disposto che a pagare i 2/3 delle spese processuali siano l’ormai ex direttore generale dell’Arpa e l’assessorato regionale Territorio e ambiente allora rappresentato da Croce che, rispondendo alle domande di PalermoToday, aveva catalogato la vicenda come una "questione di lana caprina". Appena dieci giorni fa la Corte dei conti aveva sequestrato allo stesso Vazzana e a Domenico Percolla, ex commissario per la mitigazione del rischio per la Calabria, beni per un totale di circa 3 milioni di euro. Secondo quanto stabilito dai giudici contabili sulla scorta delle indagini della guardia di finanza, i due avrebbero indebitamente utilizzato fondi pubblici destinandoli irregolarmente alla realizzazione di rilievi cartografici e satellitari per lo studio della pericolosità idrogeologica del territorio calabrese a prezzi superiori a quelli di mercato.

M5S: "Finalmente la parola fine su questa vicenda"

“Dove non arrivano il buon senso o il tempismo del governo regionale, ci pensa la magistratura: questa sentenza mette finalmente la parola fine a una vicenda sulla quale avevamo espresso ogni contrarietà fin dall’inizio”. Lo dicono i deputati regionali del Movimento 5 Stelle e componenti della commissione Ambiente all’Ars Valentina Palmeri, Giampiero Trizzino, Stefania Campo e Nuccio Di Paola “Avevamo subito contestato l’inadeguatezza dei requisiti di Vazzana - proseguono - rispetto a quanto richiesto dall’avviso di selezione ma nessuno ci ha ascoltati. Tra l’altro, appena dieci giorni fa avevamo nuovamente richiamato l’attenzione sulla nomina di Vazzana, alla luce del sequestro a suo carico disposto dalla Procura regionale della Corte dei conti calabrese. Anche qui, silenzio totale da parte dell’assessore Cordaro e del presidente Musumeci. Adesso possono restare in silenzio, e forse è l’unica cosa che resta loro da fare, mentre rimuovono Vazzana da un incarico finora ricoperto illegittimamente”.

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