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Guardie giurate licenziate dalla Ksm dopo un cambio d'appalto, la Cassazione: "Procedura illegittima"

Si chiude definitivamente la vicenda con il pronunciamento della Suprema corte che ha confermato la sentenza d'appello condannando l'istituto di vigilanza privata. I due lavoratori sarebbero dovuti transitare in un'altra società, la Sicilia Police, che però prima fece marcia indietro e poi propose un'assunzione con orario ridotto

La procedura prevedeva che, trattandosi teoricamente di un cambio d’appalto, le due guardie giurate dopo il licenziamento deciso dalla Ksm sarebbero dovute passare nell’istituto subentrante: la Sicilia Police. Che però prima si è rifiutata di assumerle e poi ha proposto un orario di ridotto e di conseguenze una paga inferiore. A cinque anni dall’avvio della causa di lavoro è arrivato il sigillo della Cassazione che ha respinto il ricorso presentato dal colosso della vigilanza privata ritenendo illegittimi i licenziamenti di Fabrizio Geraci, ex sindacalista del Saves ora passato alla Cgil, e Salvatore Marchione, ormai in pensione.

La vicenda ha inizio nel 2017 quando i due lavoratori, in servizio davanti a una delle tante filiali Unicredit della città, avevano ricevuto una comunicazione su un cambio d’appalto che poi, nei fatti, si sarebbe rivelata una cessazione volontaria. Mentre attendevano il passaggio alla Sicilia Police è arrivata la doccia gelata: "La scrivente società ha deciso di non potere tuttavia espletare il suddetto servizio per come comunicato alla Ksm e agli uffici competenti. Ci spiace comunicarle, pertanto, che non ci è possibile assumerla alle nostre dipendenze". Le due guardie giurate hanno quindi impugnato il licenziamento ottenendo ragione dopo 5 anni e tre gradi di giudizio.

Secondo i giudici sezione lavoro della Cassazione nessuno dei motivi indicati nel ricorso dalla Ksm poteva essere accolto proprio perché le guardie giurate avrebbero dovuto lavorare, senza soluzione di continuità, per il nuovo istituto. E in caso di ritardo nell’avvio del servizio, entrambe avrebbero comunque avuto diritto all’assunzione dal primo giorno. Per questa ragione la Suprema corte ha confermato la sentenza d’appello e ora la società, oltre a sborsare i soldi per le spese processuali, dovrà pagare un’indennità pari a dodici mensilità ai lavoratori difesi dagli avvocati Ignazio Fiore, Giuseppe Varisco e Salvo Cangialosi.

"Ho dovuto subire - spiega a PalermoToday Fabrizio Geraci - sette processi civili e tre procedimenti penali, questi ultimi tutti archiviati dal tribunale, che ritengo siano assolutamente legati alla mia attività sindacale, anche se riscontrato solo in primo grado. Personalmente attendo la definizione dell’altra causa perché, dopo la vittoria in appello del 2019, sono stato reintegrato, nuovamente licenziato nel 2020 per altre ragioni e ulteriormente reintegrato. Adesso attendiamo la Cassazione anche per il secondo licenziamento, dopo l'ennesimo ricorso presentato dalla Ksm".

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