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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Politeama

Coppia di domestici “tremendi” Scoperto giro d’usura tra filippini

Arrestata una donna e denunciato il compagno. Da 13 anni lavoravano a casa di un noto professionista. Nella loro abitazione trovati 130 mila euro tra contanti, gioielli e titoli più i passaporti di alcuni debitori

La scoperta di un vasto giro di usura con tassi che arrivavano fino al 60 per cento ha portato al fermo di una cittadina filippina ed alla denuncia a piede libero del suo compagno connazionale, entrambi di 59 anni e residenti a Borgo Vecchio. L’operazione, portata a conclusione dai finanzieri del gruppo Tutela mercato dei capitali del nucleo di polizia tributaria rappresenta l’ultimo atto di un’articolata e complessa attività investigativa avviata, nel febbraio del 2011, a seguito di una generica denuncia presentata presso il comando provinciale di via Crispi da una cittadina filippina.

La donna però non è stata in grado di fornire i corretti dati anagrafici dei presunti usurai, questo ha complicato il lavoro degli inquirenti, risultato molto arduo anche a causa della reticenza che caratterizza gli appartenenti alla comunità asiatica. Nel caso specifico, poi, lo spesso strato di omertà è risultato ancor più impermeabile dal particolare “modus operandi” adottato dai presunti usurai: questi infatti erano riusciti a creare un forte stato di soggezione psicologica sulle vittime, arrivando addirittura a ritirare loro i passaporti al momento dell’erogazione dei prestiti, a titolo di garanzia, per evitare che gli stessi potessero lasciare l’Italia prima della restituzione del prestito ricevuto.

I finanzieri, nonostante queste difficoltà, sono riusciti ad individuare un appartamento a Borgo Vecchio, utilizzato come domicilio dai presunti usurai. Dalla perquisizione sono state rinvenute numerose documentazioni che attestavano le dazioni di danaro (ricevute e manoscritti) con i relativi interessi percepiti; più in particolare, in questa analitica contabilità, relativa agli anni 2009 e 2010, erano riportati, suddivisi per ciascun mese, nomi, capitali erogati ed interessi riscossi. I due filippini da oltre 13 anni lavoravano come domestici nella casa di un noto professionista palermitano e, per tale ragione, al momento dell’intervento non erano nella loro abitazione. Le fiamme gialle, quindi, hanno proceduto a perquisire anche la stanza dell’abitazione del professionista da questo concessa in uso ai due filippini.

Durante quest’ultimo intervento è stato rinvenuto denaro contante pari a 35 mila euro, gioielli in oro per un valore di circa 30 mila euro, moneta filippina (peso) e certificati di deposito detenuti presso la banca nazionale filippina per un totale, in controvalore, di euro 63 mila euro. Oltre a diverse documentazioni di “money transfer” attestante l’invio di denaro nelle Filippine, con cadenza mensile, a partire dall’anno 2005, la contabilità dei prestiti erogati dell’anno 2011 (simile a quella rinvenuta per gli anni 2009 e 2010) . Inoltre sono stati ritrovati alcuni passaporti di cittadini filippini, i cui legittimi proprietari sono stati immediatamente individuati ed invitati presso gli uffici del Reparto per essere sentiti. Le loro testimonianze hanno permesso di acquisire ulteriori elementi probatori a sostegno delle responsabilità dei due soggetti, consentendo ai finanzieri di completare le indagini e, in definitiva, di “liberare” numerosi cittadini del Paese orientale da una vera e propria forma di “schiavitù”; privati dei passaporti, non potevano lasciare l’Italia se non previo pagamento delle somme agli usurai.

La drammaticità di questa situazione è emersa in tutta evidenza nel caso di una signora che aveva contratto il debito con i due usurai perché la figlia, che non vedeva da due anni, si era gravemente ammalata nelle Filippine. Il denaro preso in prestito serviva per aiutare la bambina ma, allo stesso tempo, le è stato impossibile starle vicino perché i due malviventi  le avevano tolto il passaporto. Il tasso di interesse preteso dall’usuraia era pari al 60% annuo (5% mensile); sia le erogazioni che le riscossioni avvenivano in denaro contante e la restituzione era resa ancor più ardua dal fatto che gli usurai pretendevano la restituzione del capitale in un'unica soluzione.  Dalla contabilità rinvenuta, il credito attuale che i due vantano nei confronti delle diverse vittime connazionali ammonterebbe a circa 130 mila euro.

Il gip ha convalidato il fermo e, contestualmente, ha disposto la custodia cautelare in carcere della donna, mentre il denaro, i gioielli ed ogni altro bene rinvenuto dagli operanti e’ stato sottoposto a sequestro preventivo in vista della successiva confisca. Allo stato si è accertato che gli usurai filippini avevano “intascato” oltre 80 mila euro di interessi dalle proprie vittime negli ultimi due anni, non avevano mai dichiarato alcun reddito al Fisco e non avevano mai pagato le imposte. Di contro, invece, avevano inviato decine di migliaia di euro nelle Filippine, in vista di un prossimo rientro nel  Paese d’origine.

 

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