rotate-mobile
Cronaca

Il giallo della scomparsa dei Maiorana, dopo 14 anni il gip deve decidere se chiudere il caso

Stamattina si è svolta l'udienza in cui i pm hanno ribadito la propria richiesta di archiviazione e la parte civile ha invece insistito perché vengano disposte nuove indagini. Il giudice si è riservato la decisione. Padre e figlio sparirono nel nulla il 3 agosto del 2007. I loro corpi non sono mai stati ritrovati

Archiviare o ordinare - ancora una volta - nuove indagini su un giallo che si trascina ormai da quasi 14 anni, cioè quella della scomparsa dell'imprenditore Antonio Maiorana e di uno dei suoi figli, Stefano? Il gip Marco Gaeta, dopo l'udienza che si è svolta stamattina, si è riservato la decisione e dovrà decidere le sorti dell'inchiesta per duplice omicidio e occultamento di cadavere rimasta a carico soltanto di Giuseppe Di Maggio, figlio del boss di Torretta, Lorenzo, dopo il decesso del costruttore Francesco Paolo Alamia.

Il procuratore aggiunto Salvatore De Luca ed il sostituto Dario Scaletta oggi hanno ribadito al giudice di aver svolto tutte le indagini possibili e di non avere gli elementi per sostenere l'accusa in un processo. Dal canto suo, l'avvocato Giacomo Frazzita, che assiste come parte civile Rossella Accardo, ex moglie e madre delle vittime, ha invece insistito perché si facciano nuove verifiche, indicando anche spunti importanti. La difesa dell'unico indagato si è invece unita all'istanza della Procura, rimarcando come in ogni caso, tra gli elementi forniti dalla parte civile, nulla porterebbe a Di Maggio. Nelle prossime settimane il giudice stabilirà quale istanza accogliere.

I Maiorana sparirono il 3 agosto del 2007 da Isola delle Femmine. La loro Smart venne poi ritrovata nel posteggio dell'aeroporto di Punta Raisi e si ipotizzò un allontanamento volontario. Pista che, col passar degli anni, si è rivelata del tutto inconsistente. Intanto, però, i corpi di padre e figlio non sono mai stati ritrovati. Dopo anni di indagini, più recentemente era finalmente arrivata quella che sembrava essere la svolta: sotto inchiesta finirono Di Maggio e Alamia e per la prima volta venne delineato anche un ipotetico movente del duplice delitto.

Secondo gli inquirenti, Antonio Maiorana avrebbe ricattato Alamia con un video che lo avrebbe ritratto durante un rapporto sessuale con una minorenne. Lo scopo sarebbe stato quello di fagli cedere le sue quote delle società "Calliope" e "Edilia", che avevano appena finito di realizzare una serie di immobili a Isola delle Femmine e proprio nel momento in cui dovevano essere venduti. Era poi effettivamente emerso che proprio in quel periodo le quote di Alamia erano state intestate - e a titolo gratuito - all'ex compagna di Maiorana, l'argentina Karina Andrè. Diversi testimoni avevano poi raccontato che in quei giorni all'interno del cantiere vi sarebbero state diverse discussioni piuttosto animate.

Da alcune intercettazioni venivano poi fuori indicazioni che riportavano alla scomparsa dei Maiorana: un cugino di Di Maggio diceva a un suo conoscente, Antonello Taormina: "Quell'altro portò la macchina pure, che non è stato?" e il riferimento sarebbe stato proprio alla Smart. Inoltre in un altro passaggio si sosteneva: "Si è salvato perché si è litigato cu nicu (cioè Stefano Maiorana, ndr), mica sa chi gliel'ha data (...) solo che quello disse: 'C'ero pure io qua! Poi sono uscito, me ne andai ed è rimasto Giuseppe (Di Maggio, ndr).

Nonostante tutto questo (ed altro materiale) la Procura aveva comunque chiesto l'archiviazione dell'indagine a gennaio del 2019. Il gip aveva però accolto l'oppisizione della parte civile e disposto nuovi accertamenti a settembre dello stesso anno. Nel novembre successivo, i pm però avevano nuovamente chiesto di chiudere il caso e la parte civile si era ancora una volta opposta. L'avvocato Frazzitta, tra le altre cose, ha sostenuto di essere riuscito ad individuare un testimone chiave della vicenda, a cui fu raccontato il duplice omicidio.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il giallo della scomparsa dei Maiorana, dopo 14 anni il gip deve decidere se chiudere il caso

PalermoToday è in caricamento