Il mondo della scuola torna a scioperare: venerdì davanti al Politeama scatta la protesta
La manifestazione, indetta a livello nazionale, dai Cobas vede l'adesione del coordinamento regionale siciliano. Lezioni a rischio. Docenti e personale Ata torneranno in piazza per chiedere il rinnovo del contratto, un piano di assunzioni, la messa a norma gli edifici scolastici ma anche lo stop alla vaccinazione obbligatoria
Venerdì il mondo della scuola torna a scioperare. A Palermo l'appuntamento è in piazza Politeama alle 9.30. La protesta, indetta dai Cobas, è scattata per chiedere il rinnovo immediato del contratto collettivo nazionale adeguando, con aumenti significativi uguali per tutti, gli stipendi di docenti e Ata alla media europea; un piano straordinario di assunzioni, ad iniziare dai “precari”, sulla base di un percorso per titoli, ridurre il numero di alunni per classe, mettere a norma gli edifici scolastici e molto altro.
"Le proposte salariali per il rinnovo del contratto, scaduto nel 2018 e con stipendi sostanzialmente fermi al 2008, sono ridicole - spiegano dal sindacato - e offensive; in buona parte intese a compensare un’indefinita 'dedizione al lavoro': una sorta di premio di fedeltà che richiama alla mente il passato ventennio. Non c’è la necessaria stabilizzazione del personale precario. Non ci sono reali interventi sulla sicurezza, specie in pandemia, ma assistiamo all’indegno balletto di circolari contrastanti su contagi e quarantene".
I Cobas protestano anche contro la vaccinazione obbligatoria per docenti ed Ata: "L'obbligo applicato a lavoratori/trici viola il diritto al lavoro e al reddito mentre se lo si volesse applicare a studenti e studentesse, violerebbe il diritto all’istruzione". Contestate a tutto tondo le scelte dell’esecutivo Draghi: "In linea con i governi precedenti, prosegue nell’attacco al diritto all’istruzione e ai lavoratori/trici della scuola. Infatti, nonostante l’enorme disponibilità di fondi europei, le scelte economiche del governo Draghi mettono nero su bianco, nel PNRR e nel disegno di legge di bilancio 2022, la persistente volontà di finanziare l’istruzione pubblica al di sotto della media Ocse (-24 miliardi) e umiliarne il personale". Per tutti questi motivi il percorso di lotta che ha già portato la categoria di lavoratori a protestare l’11 ottobre e il 4 dicembre andrà avanti. "Riteniamo che - concludono - la misura sia colma e abbiamo proclamato lo sciopero nazionale".