Dell'Utri, lo sfogo dalle sbarre: "Non ce la faccio più, mi sento provato e stanco"
Dal procuratore generale parere contrario alla scarcerazione dell'ex senatore palermitano (che è affetto da una cardiopatia ed ha anche un tumore maligno alla prostata). Dell'Utri chiede di andare in clinica o agli arresti domiciliari
I giudici del tribunale di sorveglianza di Roma si sono riservati la decisione in merito alla richiesta di scarcerare l’ex senatore Marcello Dell’Utri per motivi di salute. Il collegio di tre giudici dovrà render nota la propria ordinanza entro 4 giorni. Il procuratore generale Pietro Giordano, ascoltato il parere dei periti, ha deciso di esprimersi in modo contrario rispetto all’istanza.
I legali di Dell’Utri, Alessandro De Federicis e Simona Filippi, al termine dell’udienza hanno spiegato che i consulenti della Procura generale avevano individuato cinque diverse strutture medico sanitarie dove far ricoverare il proprio assistito. Dell’Utri chiede in pratica di andare in clinica o agli arresti domiciliari. Secondo quanto riscontrato dai dottori, Dell’Utri, che ha 76 anni, è affetto da una cardiopatia ed ha anche un tumore maligno alla prostata.
Secondo le condanne deve scontare una pena di 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Sempre secondo quanto riferito una prima relazione della Direzione sanitaria di Rebibbia, datata 26 ottobre 2017, parlava di “patologia oncologica del paziente”. Una seconda del 16 novembre definisce: “Ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica, lieve insufficienza della valvola aortica e della valvola mitralica, diabete mellito”, e “adenocarcinoma prostatico”.
I difensori hanno spiegato: “Speriamo che il tribunale non perda di vista il problema – hanno affermato gli avvocati Alessandro de Federicis e Simona Filippi – e cioè che un uomo di 76 anni, da diverso tempo, sta espiando la sua pena girando per vari reparti ospedalieri per evidenti problemi di natura oncologica e cardiocircolatoria. La detenzione domiciliare o ospedaliera, come hanno valutato i nostri consulenti, è una soluzione più che ragionevole, oltre che umana”. “Non ce la faccio più, mi sento provato e stanco. Non ho quasi più fiducia”, ha detto Dell’Utri ai suoi difensori.