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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

"Screditò il giudice che l'ha condannato": a processo per diffamazione il dipendente comunale Monteleone

Si tratta di uno degli imputati per la lottizzazione di via Miseno, condannato in primo grado e prosciolto in appello grazie alla prescrizione. Avrebbe fatto denunce, in alcuni casi anonime, accusando il magistrato Marina Petruzzella di avere commesso degli abusi edilizi

Avrebbe fatto attività di dossieraggio e raccolto del materiale per screditare il giudice che poco tempo prima, alla fine del processo di primo grado sugli abusi edilizi di via Miseno, lo aveva condannato a due anni. Il gip di Caltanissetta, Graziella Luparello, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero disponendo l’imputazione coatta dell’architetto e funzionario del Comune, Giuseppe Monteleone, per i reati di diffamazione e calunnia nei confronti del magistrato Marina Petruzzella, ex giudice a Palermo e ora sostituto procuratore per la Procura di Milano.

La vicenda ha iniziato dopo una serie di denunce, arrivate sia in forma anonima sia tramite dichiarazioni personali e formali “con cui il funzionario del Comune accusava ingiustamente - ricostruisce il gip - Petruzzella di aver commesso degli abusi edilizi. Le iniziative di Monteleone, verosimilmente ispirate da impulso reattivo alla condanna inflittagli, per gravi abusi edilizi, proprio dal collegio presieduto magistrato, non trovavano alcun riscontro partorendo l’unico esito della veicolazione, anche a mezzo stampa, della notizia del coinvolgimento del ‘giudice antiabusivismo’ in affari illeciti gestiti dalla cricca”.

L’avvocato del giudice che sarebbe stato calunniato ha insistito sostenendo che l’acquisizione di dati da parte di Monteleone, “lungi dal suggerire la buona fede della persona indagata, avallerebbe l’ipotesi della orditura di una manovra preordinata, diretta a screditare e colpire ingiustamente il magistrato”. Sintomatico, ricostruisce ancora il gip di Caltanissetta, “il tenore di una conversazione alla quale partecipava Monteleone in cui si discuteva proprio di alcune pratiche del giudice che veniva definito ‘grossa scema’ e ‘cretina’”. E tutto, aggiunge, “assume un valore diverso se si considera che l’accusatore fosse un esperto in materia. Alla luce di tutto ciò il giudice ha deciso che “sede naturale per un approfondimento è quella del giudizio dibattimentale”.

Processo via Miseno, dalle condanne alla prescrizione

Si è celebrato a maggio dello scorso anno il processo d’appello al termine del quale la prima sezione ha stabilito che gli abusi d’ufficio ci furono ma che il caso delle dodici villette costruite una decina di anni fa in via Miseno, a Mondello, è troppo risalente nel tempo. Così è scattata la prescrizione e una ventina di imputati - tra imprenditori, dirigenti e tecnici comunali nonché gli stessi proprietari - sono stati prosciolti. In primo grado invece erano stati tutti condannati, compreso Monteleone al quale era stata inflitta una pena pari a 2 anni. Complessivamente era stato inoltre disposto il pagamento di una provvisionale da mezzo milione poi ridotta a 30 mila euro.

Il processo ruotava attorno alla costruzione di alcuni immobili in un’area sottoposta a vincolo e per la quale, stando ai decreti regionali che hanno reso operativo il Prg nel 2004, si sarebbero dovuti valutare i carichi urbanistici e garantire gli standard previsti dalla legge per tutelare la zona e difenderla dal consumo del suolo e dalle speculazioni edilizie. E invece sarebbe stato sfruttato un altro strumento urbanistico, ovvero la cosiddetta circolare Schemmari. Si trattava di un atto interno, “ratificato” nel 2006 dal Consiglio, che ha avrebbe consentito di sostituire il necessario piano particolareggiato con un planovolumetrico.

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