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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

La città sepolta dai rifiuti a Natale 2013, la prescrizione cancella le condanne per 59 operatori Rap

Annullata senza rinvio dalla Cassazione la sentenza con la quale agli imputati erano state inflitte pene tra 20 giorni e un mese e 20 giorni per interruzione di pubblico servizio: è trascorso troppo tempo dalla commissione del reato. Soltanto per 2 di loro occorrerà celebrare un appello bis

E' la prescrizione a chiudere definitivamente il maxiprocesso contro un'ottantina di operatori della Rap finiti alla sbarra per interruzione di pubblico servizio, in relazione alle centinaia di tonnellate di rifiuti non raccolti e lasciati a marcire per le strade della città durante le feste tra Natale del 2013 e l'Epifania del 2014. Nella tarda serata di ieri, la Cassazione ha infatti deciso di annullare senza rinvio la sentenza emessa nei mesi scorsi dalla prima sezione della Corte d'Appello, con la quale gli imputati erano stati tutti condannati. Soltanto per due di loro è stato disposto l'annullamento con rinvio e si dovrà quindi celebrare un appello bis. Il ricorso in Cassazione era stato presentato soltanto da 59 imputati, difesi dagli avvocati Stefano Santoro, Giuseppe Geraci, Giuseppe Minà, Rocco Chinnici e Massimo Monastra. Dunque per altri 25 le condanne sono nel frattempo diventate definitive.

Le condanne cancellate

Le condanne - a pene comunque lievissime e sospese - sono state spazzate via a causa del troppo tempo trascorso dalla commissione del reato per Rosario Corso, Salvatore Riccardi, Antonino Fascella, Enrico La Cerva, Giuseppe Sparacio, Rosario Nicosia, Francesco Paolo Di Stefano, Antonino Lo Presti, Francesco Di Rosi, Dario Di Giovanni, Alfonso Barranca, Marcello Randazzo, Epifanio Muscarello, Filippo Gulizzi, Pietro Savona, Girolamo Beone, Dino Ferraro, Angelo Rizzo, Armando Brancato, Salvatore Cuccia, Gennaro Costa, Carlo Lo Duca, Roberto De Simone, Davide Lazzara, Benedetto Bonafede, Daniele Russo, Marcello Puccio, Pietro Lo Monaco, Salvatore Fiumefreddo, Andrea Gambino, Silvestro Farina, Angelo Gambino, Salvatore Polenchi, Francesco Paolo Di Fiore, Diego Marchese, Giuseppe Filippone, Rosario Brandi, Riccardo Capizzi, Salvatore Marra, Andrea Ventimiglia, Filippo Ammirata, Orazio Cassaro, Rosolino D'Amico, Vincenzo Campanella, Barbara Caracausi, Roberto La Corte, Angela Moncata, Salvatore Inguglia, Silvano Niccoli e Giovanna Taormina. Avevano avuto tutti 20 giorni.

Prescrizione anche per Girolamo Moncada, Ludovico Ficarotta, Gaetano Fiumefreddo, Lorenzo Ventimiglia, Antonio Inzerra che avevano avuto un mese, per Giuseppe Ciminna, che aveva avuto un mese e 10 giorni, e per Santo Genovese (era stato condannato a un mese e 15 giorni). 

Processo da rifare solo per 2 imputati

L'annullamento con rinvio è stato invece disposto per Michele Genovese (già condannato a 20 giorni) e per Natale Vitti, che aveva avuto un mese e 15 giorni. Per loro occorrerà celebrare un nuovo processo d'appello. E naturalmente la prescrizione è dietro l'angolo. 

Il caos, l'inchiesta e la rabbia di Orlando

In quei giorni Palermo si trasformò in un'immensa discarica a cielo aperto perché il servizio di raccolta s'inceppò totalmente. Era il periodo in cui peraltro era stato dichiarato il fallimento dell'Amia e in cui la Rap, nata dalle sue ceneri, cercava di prendere forma tra mille problemi. Il caos fu tale che la Procura decise di aprire un'inchiesta, all'epoca coordinata dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dal sostituto Anna Battaglia. Di fronte allo scempio della spazzatura lasciata ad ogni angolo della città, l'allora sindaco Leoluca Orlando s'infuriò con la Rap e annunciò che avrebbe denunciato tutte le inefficienze ai magistrati. La Procura, però, lo anticipò e lo convocò per sentirlo come persona informata sui fatti. Il Comune si è poi costituito parte civile nel processo. 

La disorganizzazione e i dirigenti assolti

Dalle indagini emerse prima di tutto la disorganizzazione all'interno dell'azienda, tanto che a processo finirono anche due dirigenti della Rap, Lara Calì e Antonino Putrone, che, secondo l'accusa, non avrebbero stilato gli ordini di servizio per quel periodo di feste "lasciando che la presenza al lavoro avvenisse in base ad una scelta volontaristica e del tutto arbitraria dei lavoratori dipendenti". I due, però, furono assolti sin dal primo grado e la sentenza nei loro confronti non fu impugnata dalla Procura. 

Le storture e la difesa degli imputati

A giudizio finirono in tutto 127 persone e in primo grado, oltre alle assoluzioni dei due dirigenti, ne furono sancite altre 26. Furono però inflitte anche 99 condanne. Durante il processo i difensori degli imputati riuscirono a far emergere che molte cose non sarebbero andate per il verso giusto alla Rap. Per esempio, venne fuori che in alcuni dei giorni festivi in cui gli operai erano accusati di non essersi presentati, erano comunque usciti quasi tutti i mezzi che l'azienda aveva a disposizione, quindi se tutti i lavoratori fossero stati regolarmente in servizio - era questa la tesi - in ogni caso non avrebbero potuto svolgere il loro compito.

Risultò pure che negli stessi giorni sarebbero state raccolte grosso modo le stesse quantità di rifiuti di periodi in cui invece non c'erano stati intoppi. Ergo - questo affermava per esempio l'avvocato Santoro - non vi era stata alcuna interruzione di pubblico servizio.

"Ci scambiavamo favori tra noi"

Durante il dibattimento furono anche le dichiarazioni degli stessi imputati a fornire un quadro desolante della gestione dell'ex municipalizzata: "Ci scambiavamo favori tra noi" e "chi voleva lavorare, lavorava", dissero alcuni. Qualcuno raccontò che neppure sapeva di dover prendere in servizio nei giorni di festa. Per la Procura si sarebbero tutti "assentati dal lavoro senza alcuna giustificazione o adducendo giustificazioni palesemente pretestuose" e così i pm avevano chiesto pene più elevate (fino a 3 anni) di quelle poi effettivamente inflitte, sottolineando che le condotte degli operatori erano state "illecite ed illegittime", definendole "un malcostume che era diventato ormai una prassi". La prescrizione ora ha cancellato tutto, tranne forse il ricordo della città in festa sepolta sotto tonnellate di spazzatura.

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