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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Scuola e Covid, gli studenti temono il rientro in classe: "Meglio la Dad per le prime due settimane"

I liceali di Galilei e Garibaldi hanno paura dell'impennata di contagi, invocando anche uno screening a tutta la popolazione scolastica e la fornitura di mascherine Ffp2 ai pendolari. Di parere diverso il nautico Gioeni-Trabia dove gran parte della formazione avviene attraverso i laboratori

Il rischio di contagi troppo alto, le numerose assenze di personale, studenti e professori. Per questi motivi, i rappresentanti d'istituto di alcuni licei palermitani chiedono di rinviare l'apertura delle scuole di due settimane e invocano la didattica a distanza. E allo stesso tempo fanno un appello affinché vengano eseguiti screening a tutta la popolazione scolastica e fornite mascherine Ffp2 ai pendolari. Dal Galilei al Cannizzaro, fino al Garibaldi, la voce è all'unisono: “Fateci studiare, ma proteggete noi e le nostre famiglie dal Covid”. 

Mentre il Governo detta nuove regole per le quarantene e spinge per la didattica in presenza fissando al 10 gennaio la data di rientro a scuola, gli studenti temono il rientro in classe. “Abbiamo paura, il numero dei casi è ormai troppo alto - racconta a PalermoToday Giuliano Settimo, rappresentante d’istituto del liceo scientifico Galileo Galilei -. Attraverso un sondaggio, abbiamo scoperto che quasi la totalità degli studenti del nostro liceo vorrebbe la Dad. Su 1.300 studenti in totale, in 900 hanno votato e tra questi ben 827 preferirebbero la didattica a distanza. Il sistema di tracciamento è al collasso, non può essere garantito il nostro diritto alla salute, ma può essere garantito il nostro diritto allo studio anche a distanza. Chiediamo di posticipare il rientro a scuola almeno di 15 giorni e che venga istituita la Dad in vista di una riorganizzazione del sistema. C’è stata una notevole impennata dei casi, 1 contagiato su 4 è tra noi studenti”.

Secondo gli studenti - a molti di loro, essendo minorenni, per legge non viene chiesto il green pass prima di entrare all’interno degli istituti - servirebbe dunque un periodo di decongestione, reso possibile da una Dad preliminare a una didattica in presenza sicura ed efficace, supportata da screening all’interno delle scuole prima dell’effettivo rientro in presenza. “Non abbiamo paura solo per i contagi che stanno aumentando, ma anche per i posti in terapia intensiva che si sono esauriti - sottolinea Azzurra Chiarelli, rappresentante d’istituto del Cannizzaro -. Le notizie relative alle ambulanze in fila al Cervello, gli ospedali da campo allestiti per far fronte all’emergenza, gli ultimi dati relativi ai positivi in Sicilia ci hanno lasciato attoniti. Abbiamo paura per noi ma soprattutto per i soggetti fragili intorno a noi”.

Di parere diverso rispetto alcuni istituti della città e della provincia, come il nautico Gioeni-Trabia di Palermo. Avendo un indirizzo tecnico, infatti, restare a casa non permetterebbe di seguire i laboratori. "Siamo dell'idea di rientrare in presenza per via del lavoro che un domani andremo a svolgere - spiega Ludovico Risicato, rappresentante dell'istituto nautico -. Saremo i capitani, macchinisti, logisti, costruttori e gli aeronautici di domani. Il nostro ritorno in classe è fondamentale per via delle attività laboratoriali che svolgiamo in questo istituto, senza non possiamo formarci. Il biennio preferisce la Dad, il triennio preferisce la presenza per via dei laboratori, come quelli con i simulatori di navigazione o di carteggio. Se non li seguiamo non impariamo la navigazione o il calcolo delle rotte. Ci danno la possibilità di apprendere. Ok alla Dad, ma solo per qualche settimana, non di più". 

Al momento intanto moltissimi studenti sono positivi al Covid. “Il 10% della popolazione scolastica del nostro liceo è in quarantena - racconta ancora Chiarelli, del liceo scientifico palermitano -. Solo 18 classi su 73 sono covid free. Vuol dire che tutte le classi dovrebbero seguire una modalità di didattica mista, che è la più difficile perché chi resta a casa si sente abbandonato di professori che, inconsapevolmente, si concentrano più su chi è in classe. Ci farebbe più sicuri se venisse fatto uno screening, intanto prima del rientro e poi a cadenza regolare”.

Proprio gli screening di massa sono l’oggetto di una richiesta arrivata al tavolo del presidente della Regione Siciliana, dell'assessorato all’Istruzione e di quello alla Salute, del commissario per l’emergenza Covid-19 e dell'ufficio scolastico regionale. “Abbiamo chiesto screening di massa, necessari prima del rientro ed eventuali slittamenti della data di rientro in caso di difficoltà organizzative e impossibilità a effettuare i suddetti screening, attendendo un abbassamento della curva epidemiologica - continua Azzurra Chiarelli, che è anche segretaria della Cps di Palermo, che fa parte del Co.R, il coordinamento regionale delle consulte provinciali della Sicilia -. Chiediamo fornitura da parte delle scuole di dispositivi di protezione delle vie aeree del tipo Ffp2, necessarie almeno ai pendolari in quanto obbligatorie a seguito dell’ultimo decreto legge in riferimento ai mezzi di trasporto di linea pubblici e privati. Inoltre abbiamo chiesto una convocazione straordinaria della task force anti-covid”.

Se è vero che la Dad non si può sovrapporre completamente alla didattica in presenza, portando però gli studenti a scuola con questi dati il rischio è che i contagi potrebbero comunque salire e uno svuotamento delle classi avverrebbe comunque. “Dovrà arrivare il punto in cui dovremo convivere col Covid, tra vaccino e booster, e sarà sempre meno aggressivo - puntualizza Giuliano Pezzimenti, rappresentante del liceo Garibaldi -.  La Dad è l’unica strada. Io ho perso mio nonno per il Covid. Per noi giovani sembra più un’influenza o un raffreddore un po’ più violento, ma per le persone più fragili no e dobbiamo proteggerle. Dobbiamo cercare di contingentare la situazione, per questo sarebbe stato auspicabile un breve periodo di Dad per poi tornare più serenamente. Che non si parli di didattica mista però perché è inopportuna, fallimentare molto più della didattica a distanza. Abbiamo paura di positivizzarci e di contagiare le nostre famiglie”.

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