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Martedì, 23 Aprile 2024
Il caso

"La chiusura delle scuole è illegittima", ricorso al Tar contro l'ordinanza di Orlando

A presentarlo è stato l'avvocato Fabrizio Dioguardi per conto di una trentina di persone - fra gli altri anche avvocati, magistrati, imprenditori ed esponenti della società civile - che ritengono il provvedimento del sindaco in "conflitto" con le norme emanate dal governo nazionale e dalla Regione

Ricorso al Tar contro l'ordinanza del sindaco Leoluca Orlando, che ieri sera ha disposto la chiusura delle scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado (inclusi gli asili nido) fino a domenica prossima. A presentarlo è stato l'avvocato Fabrizio Dioguardi per conto di una trentina di persone - fra gli altri anche avvocati, magistrati, imprenditori ed esponenti della società civile - che ritengono "illegittimo" il provvedimento emanato dal primo cittadino.  

Al Tar viene chiesta la sospensiva dell'ordinanza per motivi di "estrema gravità ed urgenza". L'atto impugnato, secondo i ricorrenti, sarebbe in confilitto sia con il decreto legge del governo nazionale che disciplina la didattica in presenza e le misure per scongiurare i contagi da Covid; sia con l'ordinanza del presidente della Regione del 7 gennaio e la circolare di ieri dell'assessorato alla Salute che avevano previsto il rientro in classe degli studenti siciliani già da oggi.

Tra l'altro, si legge nel ricorso firmato dall'avvocato Dioguardi, l'ordinanza del governatore Musumeci aveva stabilito che "i sindaci possono sospendere - totalmente o parzialmente - le attività didattiche ma solo nei territori dichiarati zona rossa o arancione" e per di più con "parere tecnico sanitario obbligatorio e conforme dell'Asp". La Sicilia, e Palermo in particolare, come noto sono in zona gialla. 

Scendendo nel dettaglio del ricorso, vengono sollevati dubbi sulla legittimità dell'atto, adottato in "carenza di potere e contraddittorietà manifesta", in quanto l'attività scolastica in stato di emergenza sanitaria è "interamente e minutamente regolata dalle disposizioni di rango primario" (il decreto legge del governo del 7 gennaio). Sotto accusa anche la norma richiamata da Orlando nella sua ordinanza, ovvero l'articolo 50 del Testo unico degli enti locali, applicabile dai sindaci "solo ad ipotesi di emergenza sanitaria circoscritta ad una zona territoriale limitata", mentre il Covid "è emergenza nazionale, anzi internazionale". Proprio per questo, si legge ancora nel ricorso, "la normativa emergenziale non può che essere di livello nazionale, e prevalere su qualsiasi altra norma o provvedimento amministrativo".  

"Ad ulteriore sostegno della complessiva non ragionevolezza della misura, non risulta siano state assunte misure restrittive di altre attività, con l’assurda possibilità che i ragazzi possano comunque incontrarsi fuori dall’ambiente scolastico, anche in strutture pubbliche di proprietà comunale, e contagiarsi egualmente". Così si conclude l'impugnazione, che chiede la sospensione dell'ordinanza, temendo che essa possa venire prorogata.

Le associazioni di categoria contro la chiusura delle scuole

"Sconcerto e disorientamento". Con queste parole alcune associazioni di categoria (Age, Agesc, Confcooperative, Fidae, Fism, Legacoopsociali) commentano di manifestare quella che definiscono "scelta scellerata". "A fronte dell’apertura di tutte le altre attività produttive e ricreative dei nostri territori - si legge in una nota congiunta - questo scelta penalizza la scuola, privando, ancora una  volta, i nostri bambini e i nostri studenti, in modo particolare anche dei disabili e delle fasce  fragili, del loro diritto allo studio. Tutto ciò è avvenuto malgrado la Sicilia sia la Regione con il più alto tasso di abbandono  scolastico, fenomeno ulteriormente aggravato dalla crisi pandemica degli ultimi due anni; che siamo la Regione a più alto tasso di povertà educativa e quella con il maggiore gap  legato al digital device".

"Ci appelliamo pertanto al Governo nazionale, affinché intervenga per scongiurare gli effetti  di questa decisione, che temiamo rischia di protrarsi a tempo indefinito. Ciò ad ausilio delle richieste degli Enti e operatori del settore e soprattutto quello delle  famiglie e degli studenti che, con ottimistiche certezze, da subito si sono uniformate alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio e del suo Ministro all’Istruzione, che con serie  argomentazioni, soltanto due giorni fa, in conferenza stampa, ribadivano con estrema  chiarezza una linea che non prevede, in alcun modo, la chiusura delle scuole salvo casi di contagio certificati dalle autorità sanitarie. Non possiamo, inoltre fare a meno di osservare che tutte le altre Regioni e Comuni Italiani,  seppur a rischio di passaggio in zona arancione per l’alto numero di contagi, come la  Sicilia, si sono attenute alle indicazioni del Governo che non ha esitato in qualche caso ad  impugnare il provvedimento di chiusura delle scuole".

"Risulta infine ancora più inspiegabile - conclude la nota - la decretata chiusura dei servizi all’infanzia che, in passato non sono stati chiusi nemmeno durante la permanenza della nostra Regione in zona rossa, per una valutazione strategica e programmatica basata sulle seguenti considerazioni. I bambini da zero a cinque anni non usano e quindi non intasano ulteriormente i mezzi pubblici per andare a scuola, non possono indossare le mascherine, non possono essere vaccinati, non rientrano nella scuola dell’obbligo (purtroppo), creano rimanendo a casa seri disagi ai genitori che lavorano".

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