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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"Cemento pazzo" a Mondello, chieste condanne per due ex dirigenti del Comune

Chiesti 2 anni per Giuseppe Monteleone e 1 anno e 10 mesi per Mario Li Castri, che attualmente ricoprono la carica di funzionario. Altre 19 le persone imputate. Il pm Gualtieri nella sua requisitoria: "Edificazione illegittima grazie a una circolare ad personam". Chiesta anche la confisca delle ville

Chiesta la condanna per 23 persone tra imprenditori, acquirenti, dirigenti e tecnici comunali accusati di abuso d’ufficio e lottizzazione abusiva per alcune villette costruite a Mondello. Tra questi anche due "big" del Comune come Mario Li Castri e Giuseppe Monteleone, quest’ultimo definito dal pm il "dominus" del caso di via Miseno, una strada pubblica il cui accesso non è consentito a causa di un cancello messo dagli acquirenti. Durante la sua requisitoria il magistrato ha messo in luce tutte le presunte anomalie sull’edificazione ritenuta illegittima e resa possibile grazie una "circolare ad personam", un atto interno firmato due settimane prima della richiesta di concessione edilizia e ratificato dal Consiglio comunale. La cosiddetta "circolare Schemmari" di fatto avrebbe modificato le prescrizione imposte del Piano regolatore generale e dalle norme tecniche di attuazione per tutelare il territorio e l’ambiente. Un caso che l'ex segretario Fabrizio Dall'Acqua, ascoltato come teste, ha definito "specioso".

L'ex direttore generale Dall'Acqua in aula: "Caso specioso"

Il sostituto procuratore Francesco Gualtieri ha proposto 2 anni (più 45 mila euro di ammenda) per Giuseppe Monteleone, 1 anno e 10 mesi (più 42 mila euro di ammenda) per Mario Li Castri, 1 anno e 9 mesi (più 40 mila euro di ammenda) per il notaio Santo Di Gati e per il direttore dei lavori nonché costruttore Paride Tagliareni, 1 anno e 8 mesi (più 38 mila euro di ammenda) per Loredana Maria Velardi (dipendente comunale e moglie di Li Castri), 1 anno e 7 mesi (35 mila euro di ammenda) per gli acquirenti delle ville Angela Corso, Paola Avellone, Cristiana Fabozzi, Maria Vittoria Mirazzita, Graziano Magnanimi, Maria Concetta Fontana, Cristina Magnanimi, Francesca Vullo, Morena e Armida Perna, Concetta Ravalli, Salvatore Di Piazza e Giuseppe Tagliareni, progettista delle ville.

Chiesti infine 2 anni e 6 mesi di reclusione per il responsabile del procedimento del Comune Giuseppe Orantelli, 2 anni e 2 mesi di reclusione per il tecnico geometra del Comune Salvatore Lupo e 3 anni di reclusione per Lucietta Accordino, all’epoca dirigente del Servizio concessione a autorizzazioni del Settore edilizia privata. Rischiano di andare in prescrizione il reato di abuso d’ufficio contestato alla dirigente Daniela Rimedio, quello di falsità ideologica imputato al progettista e architetto Fabio Seminerio e quello contestato a Cristiana Fabozzi, che avrebbe realizzato altre opere interne alla villa in assenza di autorizzazioni o in difformità da quanto previsto. Con la richiesta di condanna il pm ha chiesto anche la confisca dei terreni abusivamente lottizzati e delle opere abusivamente costruite.

Nonostante nell’atto di compravendita firmato dal notaio Santo Di Gati si parlasse di nude proprietà, secondo quanto ricostruito dall’accusa gli acquirenti avrebbero comprato le case laddove c’era già un cantiere aperto. Proprio grazie alla circolare Schemmari avrebbero costruito presentando un planivolumetrico, con un iter più snello e non sottoposto al vaglio del Consiglio comunale, e non tramite il necessario strumento del piano di particolareggiato, come imposto dall’articolo 7 delle Norme tecniche di attuazione che definiscono quanto già stabilito dal Piano regolatore generale. "Stando alle norme vigenti - ha detto Gualtieri durante la requisitoria - avrebbero dovuto sapere che la partita su Mondello (sotto il profilo edilizio, ndr) era già chiusa". La maggior parte degli acquirenti ha sostenuto la tesi difensiva dell’acquirente in "buona fede", ma per il pm i tecnici dell’Amministrazione non potevano non sapere cosa stessero facendo. Allo stesso modo i dirigenti accusati di abuso d’ufficio, secondo Gualtieri, avrebbero volutamente tutelato i colleghi con il loro comportamento.

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