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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Quando Ignazio Florio disse "no" al pizzo e la mafia gli incendiò il Villino

Lo storico Vincenzo Prestigiacomo svela un "pizzino" inviato tra il 1906 e il 1907: "Avemo bisogno di 20mila lire per aiutari le famiglie dei carcerati". Ma il cavaliere, secondo gli studi, si rifiutò di cedere al ricatto

"Egregio cavaliere Florio, avemo bisogno di 20mila lire per aiutari le famiglie dei carcerati..." I toni sono quelli di altri tempi, ma il contenuto sembra decisamente attuale. E' lo stralcio di una missiva inviata tra il 1906 e il 1907 a Ignazio Florio. Mittente: il boss mafioso dell'epoca. E' quello che oggi chiameremmo "pizzino", una richiesta estorsiva in piena regola.

"Fra il 1906 e il 1907  - sostiene lo storico Vincenzo Prestigiacomo, presidente del Comitato scientifico di Casa Florio - Ignazio Florio ricevette una missiva anonima contenente un’inequivocabile richiesta di pagamento di ‘pizzo’ da parte della mafia palermitana. Ma il cavaliere, secondo i nostri studi, si rifiutò di cedere al ricatto. Riteneva, infatti, di potere tenere testa all’organizzazione criminale grazie alla sua enorme popolarità che gli derivava dall’avere creato un impero produttivo che dava lavoro a decine di migliaia di persone e dall’avere istituito nel rione Olivuzza una mensa che ogni giorno sfamava 500 poveri. Insomma, pensò, se la mafia avesse colpito i Florio il popolo palermitano si sarebbe sollevato”.

Prestigiacomo anticipa una delle curiosità che saranno svelate sabato alle 9.30, presso la sede della Banca popolare S. Angelo,in via Enrico Albanese in occasione del convegno con cui Casa Florio, la Banca S. Angelo e Nuova Ipsa Editore commemoreranno i 220 anni dall’avvento della Famiglia Florio in Sicilia, esattamente nell’ottobre del 1799. 

"Ignazio fece male i suoi conti, infatti la mafia non aspettò molto a reagire al rifiuto dei Florio – aggiunge Prestigiacomo – ; ciò in quanto già nel 1897 Ignazio Florio aveva licenziato i suoi due capi guardiani, i fratelli Noto, avendo scoperto che si trattava dei capi mandamento dell’Olivuzza e probabili mandanti del rapimento a scopo estorsivo di Audrey Whitaker. Sommando i due ‘affronti’, la mafia decise di agire e, secondo tradizione, si vendicò ‘a scoppio ritardato’: dopo un anno, nel 1908, un incendio doloso distrusse il Villino Florio all’Olivuzza".

"Questo è uno dei tanti appuntamenti culturali organizzati dalla Banca S. Angelo in vista dei festeggiamenti dei suoi primi cento anni, nel 2020 - dichiara l’a.d., Ines Curella – . Cento anni vissuti nel segno del pieno e instancabile sostegno allo sviluppo dell’economia del territorio regionale e della sua cultura. Inauguriamo la rassegna rendendo omaggio all’opera dei Florio che fecero della Sicilia uno dei fulcri commerciali, economici e culturali dell’Europa e del Mediterraneo. Ed entriamo così nel secondo secolo della banca fondata da mio nonno nel 1920, con l’auspicio che la Sicilia possa conoscere una rapida ripresa, alla quale la S. Angelo sarà sempre pronta a dare il proprio contributo, da protagonista e da promotrice dell’identità siciliana e dei suoi valori".

Sabato, fra l’altro, sarà annunciato che nel 2020 sarà pienamente consultabile l’Archivio Florio, con decine di migliaia di documenti raccolti dalla famiglia e da collezioni private nella casa dei Florio ai “Quattro Pizzi”, oggi più nota come Tonnara Florio all’Arenella. "Questo è uno – spiega Vincenzo Prestigiacomo - di una serie di progetti culturali che saranno sviluppati ai ‘Quattro Pizzi’, primo esempio di edificio in stile neogotico, che lo Zar Nicola I volle riprodurre nella reggia di Peterhof - poi distrutta durante la Seconda guerra mondiale - e che ha recentemente ospitato i 42 direttori dei musei Guggenheim di tutto il mondo riuniti a Palermo".

La commemorazione sarà preceduta, venerdì 4 ottobre, alle 17, a Casa Florio ai “Quattro Pizzi”, dalla prima dello spettacolo teatrale “Lucie e Vincenzo Florio”, interpretato da Rossella Guarneri e Luigi Maria Rausa, scritto dalla Guarneri ispirandosi al saggio “Regnanti senza corona” (Nuova Ipsa Editore) di Vincenzo Prestigiacomo. La piece valorizza la figura di Lucie, seconda moglie di Vincenzo Florio, che dopo il crollo dell’impero economico salvò la casa di famiglia ai Quattro Pizzi comprandola con la sua parte di eredità e con il ricavato della vendita di tutti i suoi gioielli. “E’ grazie a lei – conclude Prestigiacomo – se oggi Palermo può vantare questo scrigno sul mare, pieno di tesori di architettura, arte, letteratura e storia, che cercheremo con gli eredi Florio di fare diventare un centro di produzione culturale. Era, dunque, doveroso aprire questa commemorazione con un omaggio a questa donna che si distinse in quell’epoca per coraggio e spirito di modernità e innovazione”. La commemorazione sarà conclusa sabato 5 ottobre alle 17, presso la libreria Feltrinelli dalla discussione sulla copiosa produzione editoriale riguardante i Florio, a cura di Vincenzo Prestigiacomo,  Lia Vicari e Salvatore Requirez, con intermezzi musicali al pianoforte, eseguiti dal Maestro Marco Betta.  

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