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Cronaca

"E' socialmente pericoloso", chiesto obbligo di dimora per il deputato Dina

E' la proposta avanzata dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo a causa dei suoi presunti contatti con esponenti di Cosa nostra. Qualora venisse accolta dovrebbe interrompere la sua attività all'Ars

Obbligo di soggiorno e sorveglianza speciale per Nino Dina. Questa la misura di prevenzione chiesta dalla Procura di Palermo per il deputato regionale considerato "socialmente pericoloso" per i suoi presunti rapporti con alcuni esponenti di Cosa nostra. A decidere sulla proposta avanzata dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e il sostituto Daniela Varone, saranno i giudici dell’apposita sezione presso il tribunale di Palermo durante l’udienza che si terrà il prossimo 29 novembre. "Sono fiducioso nell’operato della magistratura e sono sicuro di dimostrare l'infondatezza delle accuse mosse nei miei confronti", fa sapere il deputato attraverso i suoi legali.

Uscito indenne da diversi processi, Nino Dina resta al centro dell’inchiesta su una presunta corruzione elettorale. La pesante accusa mossa nei suoi confronti sulla tornata elettorale del 2012 portarono al suo arresto e a quello di Roberto Clemente e Franco Mineo. Quello stesso giorno la guardia di finanza eseguì un blitz all’Ars per sequestrare alcuni documenti presso la commissione Bilancio di cui era presidente Dina e dalla quale si autosospese per evitare strumentalizzazioni. Vennero sottoposti ai domiciliari e due giorni dopo tornarono in libertà per un formale "errore nella contestazione". Alcuni dei riscontri di quell’inchiesta, insieme a quelli delle indagini precedenti che non poterono essere utilizzati come prove, sono stati considerati "sufficienti per l’applicazione della misura di prevenzione".

Qualora venisse accolta la richiesta di applicazione della sorveglianza speciale e l’obbligo di dimora, primo caso nel suo genere per un deputato dell’Ars, il parlamentare non potrebbe continuare la sua attività politica. "I fatti indicati nella proposta avanzata dal pm - dichiara a PalermoToday l'avvocato Marcello Montalbano, che difende Dina insieme al collega Giovanni Di Benedetto - sono tutti datati e non si sono mai tradotti in processi. Nel dibattimento riusciremo a dimostrare l’insussistenza della pericolosità sociale del mio assistito".

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