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Cronaca

La Sicilia non ha una rete oncologica, l'appello di Cipomo: "Predisporla al più presto"

Il numero di sopravvissuti al cancro negli ultimi trent'anni si è quasi triplicato ma secondo il Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri c'è ancora molto da fare: "Serve una nuova organizzazione assistenziale, un piano centrato sul paziente"

"A oggi solo 6 regioni (Piemonte, Trentino, Lombardia, Umbria, Veneto, Toscana) in Italia dispongono di una rete oncologica attiva - dichiara Maurizio Tomirotti, presidente uscente di Cipomo -, troppo poco". La Sicilia non è tra le Regioni virtuose e questo secondo Tomirotti è un problema. A dirlo è lui stesso aprendo il XXI Congresso nazionale del Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri in corso a Palermo fino a domani. 

"Le reti sono molto importanti in quanto migliorano la qualità delle cure e razionalizzano le risorse - continua il presidente uscente -. Per questo è necessario implementarle secondo linee di indirizzo comuni, sviluppando una regia efficace tra gli organismi di governance (Ministero, Authorities, Regioni), rivedendo le modalità di finanziamento e di accesso alle risorse. Esorto le regioni italiane a predisporre al più presto una rete seguendo le linee guide predisposte da Cipomo e Aiom, presentate lo scorso ottobre ad Agenas. Solo così riusciremo a fare quel salto di qualità necessario per la sopravvivenza e la cura dei nostri pazienti”

Cipomo è nata 21 anni fa quando si prese coscienza che per curare bene i malati di cancro non era più sufficiente un’alta qualità di conoscenze tecniche e di attitudini relazionali ma occorreva che i primari oncologi si affinassero in ambito organizzativo-gestionale per meglio guidare le strutture da loro dirette verso una concreta traslazione al letto del malato dei progressi scientifici man mano emergenti. ll congresso di Palermo vuole riportare al centro del dibattito la relazione di cura, alla quale ogni progetto di riorganizzazione dovrà essere funzionale.

“Nelle giornate congressuali - spiega il presidente del Convegno Livio Blasi - si affronteranno le problematiche di come si deve organizzare un percorso diagnostico terapeutico e come questo possa migliorare lo stato di salute del paziente, e nello stesso tempo si deve valutare se il percorso può liberare risorse economiche per poter offrire al paziente il miglior trattamento appropriato e personalizzato. Pertanto, questo viaggio ci condurrà verso i trattamenti medici personalizzati e ci soffermeremo a valutare l'impatto che l'immunoterapia può e darà ai pazienti oncologici. Alcune tavole rotonde svilupperanno tematiche come gli indicatori di processo per i percorsi diagnostico-terapeutici, la ricerca in corsia dando voce ai pazienti e agli operatori e l'informazione/disinformazione con un dibattito tra esperti nel settore giornalistico e medici”.

Grazie ai numerosi progressi terapeutici e alla diagnosi precoce, il numero di sopravvissuti al cancro negli ultimi trent’anni si è quasi triplicato. In Italia, infatti, il numero stimato di persone che vivono dopo una precedente diagnosi di cancro è superiore ai 3 milioni. Di questi più del 60% presenta un tempo alla diagnosi di almeno 5 anni e più di 700 mila sono considerati “guariti”. "A fronte di questi risultati ottimistici - afferma Paolo Tralongo, presidente del Congresso - vi sono, tuttavia, nuove sfide per questi pazienti che si traducono nel manifestarsi di un nuovo paradigma assistenziale che, riconoscendo una esperienza di malattia totalmente diversa e con espressione più articolata (i tasselli), richiede una nuova organizzazione assistenziale. Un piano, centrato sul paziente, che aggrega armonicamente i tasselli, consente di comporre il mosaico dell’arte medica in oncologia. Di questi tasselli e della loro migliore aggregazione si discuterà durante il Congresso che si terrà a Palermo”.

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