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Lunedì, 4 Dicembre 2023
Cronaca

Vince al gioco "a sua insaputa" e l'Inps gli blocca il Reddito: ricorre in Cassazione ma viene condannato

La storia di G. M. che all'improvviso l'estate scorsa non aveva più ricevuto il sussidio e scoperto della segnalazione della Finanza legata ad un suo presunto incasso non dichiarato in seguito a scommesse on line. L'uomo nega di aver mai puntato in rete e ha pure denunciato il furto dei suoi dati. Ora dovrà anche pagare 3 mila euro

La guardia di finanza scopre che avrebbe vinto dei soldi scommettendo on line e l'Inps gli revoca il reddito di cittadinanza: senza successo il ricorso in Cassazione da parte di G. M., 48 anni, che sostiene di non aver mai giocato in rete e che nulla sa della somma accreditata. Per i giudici, visto che il blocco del sussidio è stato compiuto direttamente dall'ente previdenziale e non in sede penale, l'uomo avrebbe dovuto rivolgersi alla giustizia amministrativa. Dunque resta senza Reddito e dovrà pure pagare 3 mila euro alla Cassa delle ammende.

Un pasticcio giudiziario in cui G. M. giura di non aver commesso alcuna violazione, tanto da non avere più ricevuto il sussidio all'improvviso e da aver appreso i motivi solo dopo aver chiamato il call center dell'Inps. Come ha stabilito la terza sezione della Suprema Corte, presieduta da Grazia Lapalorcia, l'uomo - in sintesi - ha sbagliato tribunale e sia la Procura che il gip che avevano rigettato la sua richiesta di riottenere il Reddito hanno operato correttamente. Il ricorso di G. M. è stato così dichiarato inammissibile ed è arrivata una condanna a versare 3 mila euro.

Il Reddito di G. M. era stato bloccato il 27 agosto scorso e l'uomo aveva deciso di chiamare l'Inps per avere dei chiarimenti. Gli impiegati gli avevano spiegato che il provvedimento era stato adottato in seguito ad una segnalazione della guardia di finanza relativa ad una sua vincita al gioco mai comunicata. Vincita che, modificando il reddito, avrebbe comportato delle variazioni sull'entità del sussidio. Il 30 agosto, l'uomo si era attivato e, a dimostrazione della sua buona fede come ha rimarcato la sua difesa, aveva presentato una denuncia proprio alla Finanza per furto e uso illecito dei suoi dati personali, visto che non avrebbe mai puntato (e neppure vinto) on line.

Non solo. Il 21 settembre aveva anche scritto all'Agenzia delle dogane e dei monopoli per disconosere qualsiasi conto gioco on line esistente e chiederne la chiusura. Il 23 aveva poi formalmente appreso di essere indagato per aver violato le norme sulla concessione del Reddito. Il 6 ottobre aveva comunque chiesto alla Procura di dissequestrare i suoi soldi e dunque di riottenere il sussidio, ma il gip - accogliendo anche le deduzioni della Procura - aveva disposto il non luogo a provvedere, visto che nessun sequestro era stato disposto in ambito penale.

E' contro quest'ultimo provvedimento che G. M. ha presentato ricorso in Cassazione, ma i giudici hanno sottolineato che "il ricorso al giudice penale, almeno in questa fase, non risulta consentito posto che la mancata corresponsione del sussidio è dipesa non da un sequestro preventivo o probatorio, ma esclusivamente da un'iniziativa adottata in sede amministrativa (dall'Inps, ndr), sia pur incidentalmente connessa a un'indagine di polizia giudiziaria". Da qui il rigetto dell'istanza di G. M. e la sua condanna a pagare 3 mila euro alla Cassa delle ammende.
 

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