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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Palermitani incubo delle banche nelle Marche: in carcere dopo 5 rapine

Un anno fa erano finiti in manette per un colpo ad Ascoli. Dopo lunghe indagini la polizia li ha inchiodati per altre quattro rapine: bottino di mezzo miliardo di euro. Agivano sempre travisati con parrucche e occhiali e armati di coltelli e taglierini

Ad inchiodarli è stato quel "modus operandi", sempre uguale per ogni colpo. Cinque banche rapinate tra Marche e Abruzzo, un bottino totale di circa mezzo miliardo di euro. Protagonisti due palermitani che erano soliti agire travisati con parrucche e occhiali e armati di coltelli e taglierini. . L'ultimo colpo però è stato fatale. Una rapina alla banca Marche di Ascoli Piceno, che ha aperto le porte del carcere ad Antonino Di Mauro di 49 anni (foto a sinistra) e Domenico Ferrara di 52 (foto in basso). Dopo oltre un anno di indagini, coordinate dal pm Mariangela Farneti, la polizia di Ancona ha accertato che i palermitani erano responsabili anche delle altre quattro rapine. 

L'episodio decisivo risale al 27 maggio 2014, in una sede di Banca Marche di Ascoli Piceno. Rimasti intrappolati nella porta a tamburo, sono stati arrestati in flagranza dalla polizia per rapina e sequestro di persona. I due avevano già arraffato circa 700 euro dagli sportelli e avevano già pronte mazzette per altri 10 mila euro da mettere in borsa, ma evidentemente miravano alla cassaforte. A interrompere il loro piano ci hanno pensato carabinieri e polizia con un intervento congiunto e tempismo perfetto: gli agenti hanno circondato l'immobile sorvegliando tutte le vie di fuga e ai due rapinatori in trasferta non è rimasta altra scelta se non arrendersi.

Determinanti per le indagini sono state le testimonianze, le immagini riprese dalle telecamere degli impianti di sicurezza e il modus operandi dei due rapinatori. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Ancona Antonella Marrone, è stata notificata a Di Mauro nel carcere di Marino del Tronto (Ascoli Piceno), a Ferrara in quello di Palermo, dove si trovavano dopo il colpo del 27 maggio 2014. 

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