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Cronaca

Imprenditori assaliti con la pistola in autogrill: fratelli palermitani condannati a 5 anni

Colpo da un milione di euro: Mario e Massimiliano Perretta avevano tentato una rapina a mano armata in un'area di servizio della Carinzia ai danni di due bresciani della Valcamonica

Il colpo grosso non era andato a segno, ma per quella rapina Mario e Massimiliano Perretta, palermitani di 52 e 46 anni, a febbraio dell'anno scorso erano stati arrestati. E questa mattina la corte d'Appello di Brescia ha condannato in primo grado a 5 anni e due mesi uno e 5 anni e 3 mesi l'altro. E' stata dunque confermata la condanna emessa lo scorso autunno dal gup Carlo Bianchetti al termine del processo celebrato con il rito abbreviato.

Una rapina 'spettacolare', quella tentata dai palermitani, avvenuta in pieno giorno, in una tranquilla area di servizio della Corinzia, regione dell'Austria. Volto scoperto e pistola in pugno, i due malviventi si sono avvicinati all'auto su cui viaggiavano un 50enne e un 60enne della Valcamonica, hanno colpito una delle due vittime, alla testa con il calcio dell'arma e poi si sono fatti consegnare le chiavi, i cellulari e i bagagli. Infine la fuga a bordo di un veicolo, poi risultato rubato. 

Proprio dalla denuncia di furto dell'auto usata dai rapinatori (una Seat), presentata al commissariato di Brescia a poche ore dal colpo, è scattata l'indagine che ha portato all'arresto degli autori della rapina. I palermitani avevano già entrambi precedenti alle spalle. Pensavano di avere messo le mani su un bottino milionario fatto di denaro contante, ma hanno trovato solo una pesante condanna sia in primo, che in secondo grado.

Nelle immediatezze era stato arrestato, per concorso in rapina, anche un 45enne italiano con precedenti per reati finanziari, domiciliato in Slovacchia: avrebbe indicato a due rapinatori le vittime da colpire, facendo da 'basista'. Se l'era cavata con una denuncia, la donna, una 45enne, che ha fornito l'auto usata per mettere a segno il colpo, presentando poi la denuncia di furto dalla quale è partita l'inchiesta condotta dalla Squadra Mobile di Brescia, in collaborazione con la polizia austriaca. Le intercettazioni telefoniche e le registrazioni delle telecamere di sorveglianza hanno permesso agli inquirenti di capire che la donna conosceva benissimo i due palermitani. Non solo: sarebbe stata lei stessa a consegnarli spontaneamente le chiavi della Seat con cui hanno messo a segno la rapina.

Recidivi e pure pericolosi: durante le indagini, i poliziotti hanno dovuto intervenire più volte per bloccare altri tentativi di rapina, sempre a mano armata, orchestrati dai due fratelli palermitani ai danni di alcuni imprenditori della provincia bresciana. In tutto sono state sequestrate tre pistole di grosso calibro, utilizzate dai due malviventi.

Le due vittime, entrambi imprenditori bresciani, dichiararono di essere andate in Austria per una vacanza e di essere state derubate solo di chiavi, cellulari e vestisti, ma all'interno delle valigie i poliziotti austriaci trovarono le ricevute di un prelievo da un milione di euro da un conto corrente di in una banca di Bratislava ma non i soldi. Nel corso del processo di primo grado era emerso che i soldi non erano nella vettura presa di mira, ma forse in un altro messo utilizzato dai due imprenditori per la trasferta in Slovacchia.

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