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Cronaca Cefalù

Rapinarono una coppia di anziani che li aveva ospitati in casa, due condanne definitive

La Cassazione ha rigettato i ricorsi di Alessandro Vitrano e Giovanni Viscuso, accusati di aver aggredito e derubato le vittime nelle campagne di Cefalù. Prima si erano fatti accogliere con una scusa e poi avevano immobilizzato marito e moglie, minacciandoli con un coltello. Dovranno scontare 7 anni di carcere

Con una scusa erano riusciti a farsi accogliere da una coppia di anziani, che "ingenuamente e generosamente" li avevano ospitati in casa per più di tre ore. Poi però avevano mostrato le loro reali intenzioni: rapinare marito e moglie, non esitando ad immobilizzarli, tappare loro la bocca e minacciandoli che se non avessero rivelato dove nascondessero i loro risparmi "la cosa sarebbe finita male". Per Alessandro Vitrano e Giovanni Viscuso, autori del colpo, adesso la condanna a sette anni di carcere ciascuno diventa definitiva: i giudici della seconda sezione della Cassazione, infatti, hanno respinto i loro ricorsi.

La rapina era avvenuta a ottobre del 2012 in una casa di campagna di Cefalù. Ad idearla, come ha stabilito il collegio presieduto da Domenico Gallo, era stato Vitrano. Si era presentato assieme a una donna nella villetta degli anziani, che senza il minimo sospetto avevano aperto loro la porta. In un secondo momento era arrivato Viscuso, con un coltello, e dalla tranquilla chiacchierata si era passati all'aggressione. Mentre Vitrano aveva immobilizzato l'anziana, impendendole anche di gridare, Viscuso aveva afferrato i polsi di entrambe le vittime, stringendoli forte, intimando loro di stare calmi e di dire senza troppe storie dove tenessero i soldi.

I rapinatori avevano trovato dei contanti in alcuni cassetti, li avevano presi e, dopo aver tolto i cellulari agli anziani perché non potessero lanciare l'allarme, erano fuggiti. Nella casa, però, avevano fumato, lasciando sui mozziconi di sigarette il loro dna, oltre che delle impronte. Proprio questi elementi avevano portato all'arresto degli imputati da parte dei carabinieri a giugno del 2014.

I due sono stati processati dal tribunale di Termini Imerese, che li aveva condannati a sette anni di carcere a testa. Sentenza poi confermata dalla Corte d'Appello di Palermo e ora anche dalla Cassazione. Viscuso ha invocato anche l'incapacità di intendere e di volere per alcuni disturbi di cui soffrirebbe, ma i giudici hanno sempre ritenuto che le sue patologie non abbiano inficiato minimanente la lucidità delle sue azioni. Vitrano, invece, durante il processo ha confessato, ma questo non è stato considerato un dato sufficiente per concedergli le attenuanti generiche: non solo per la particolare gravità dei fatti, ma anche perché le sue rivelazioni erano arrivate quando ormai il quadro era chiaro.
 

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